Neonata muore dopo parto cesareo, i genitori: “Vogliamo giustizia”
“Oggi torno a casa con il ventre vuoto, una cicatrice e una bara” scrive, nella giornata del 2 Marzo, Giulia Capricano sui suoi canali social, dove aveva documentato la sua gravidanza.
Facciamo un passo indietro: la 31enne napoletana, lo scorso 21 febbraio, si reca al pronto soccorso dell’ospedale Evangelico Villa Betania, a Napoli, dopo la rottura del sacco amniotico. Dopo aver atteso che il travaglio si avviasse spontaneamente, il personale sanitario decide di indurre il parto, il giorno successivo alla rottura delle acque.
Quest’azione provoca alla donna un immediato ipertono uterino e, contemporaneamente, i tracciati rivelano che il battito cardiaco fetale inizia a decelerare, ma i medici decidono di aspettare ancora prima di intervenire. Giulia, a questo punto, percepisce che qualcosa non va come dovrebbe.
“Sono stata abbandonata alla speranza che i dolori incalzassero e il battito della bambina si stabilizzasse. Tutto per l’ostinazione del parto naturale a tutti i costi” racconta Giulia.
Le sensazioni della donna in fase di travaglio si rivelano fondate: dopo ventiquattro ore dal ricovero, i medici decidono di sottoporla al taglio cesareo d’urgenza, ma a quel punto era troppo tardi. Al termine dell’operazione, i medici le comunicano che qualcosa è andato storto.
“Ricordo le mie urla di disperazione e i sanitari che mi parlavano di un distacco di placenta all’improvviso che non si poteva prevedere e, a causa del quale, non era arrivato ossigeno al cervello di Camila, mia figlia” dichiara Giulia a Il Mattino.
Il padre della bambina ha sporto una querela-denuncia nei confronti della struttura, sulla quale è stato aperto un fascicolo d’inchiesta e la direzione ospedaliera ha avviato un’indagine interna. Si attende l’esito delle indagini degli inquirenti, per far luce sulla responsabilità di questa tragica morte. Nel frattempo, l’appello dei genitori: “Siamo nati e morti con nostra figlia, oggi vogliamo giustizia”.
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