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    Quante e quali sono e cosa stanno facendo le ong ancora attive nel Mediterraneo

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 5 Lug. 2019 alle 17:30 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:27

    Navi Ong migranti | Sea Watch | Sea Eye | Proactiva Open Arms | Mediterranea Saving humans 

    I veri nemici di Matteo Salvini sono le ong, con le loro navi, e non più i migranti. Trafficanti di esseri umani, taxi del mare, sbruffoncelli. Non si contano i nomi con cui il ministro dell’Interno definisce le organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo, per il soccorso dei migranti.

    Sar, Porto sicuro e salvataggi: una guida alle operazioni di soccorso in mare

    La guerra alle ong è iniziata mesi fa, ancora prima che il governo Conte entrasse in carica. Fu Marco Minniti, allora ministro dell’interno, che nell’estate del 2017 varò un Codice di condotta che impediva alle organizzazioni che non lo sottoscrivevano di fare parte del sistema di salvataggio in mare.

    Navi Ong migranti | Quali sono quelle attive nel Mediterraneo

    Ma quali sono al momento le navi attive nel Mediterraneo?

    Sono quattro le ong “sopravvissute”, che con le loro imbarcazioni prestano servizio di soccorso e pattugliamento nel Mediterraneo.

    • Sea Watch: la nave Sea Watch si trova al momento a Licata, dopo essere stata sequestrata in seguito all’ultimo caso, che si è concluso all’alba del 29 giugno. Qui il racconto dettagliato.

    • Sea Eye: la nave Alan Kurdi al momento si trova a largo della Libia. Oggi, 5 luglio, ha tratto in salvo 65 persone. Qui la notizia

    • Proactiva Open Arms: si trova al momento a largo della Libia. A bordo si trova il reporter Valerio Nicolosi, che tiene un diario di viaggio che può essere letto a questo link.

    • Mediterranea saving humans: il veliero Alex nella giornata di ieri, 4 luglio, ha tratto in salvo 54 persone. Di queste 13 sono state evacuate su una nave maltese. La vicenda è ancora in corso. La nave Mare Jonio, della stessa ong, è invece sotto sequestro. Il veliero Alex non è attrezzato per attività di search and rescue ma solo per offrire un primo soccorso, come è successo ieri.

    Ormai la sfida con le ong è aperta. Mentre a Lampedusa e in altri porti italiani continuano ad arrivare migranti a bordo di navi della Marina militare o della Guardia costiera italiane, e a bordo dei “gommoni fantasma”, i porti sono “chiusi”, per le ong.

    Per mesi, attraverso i sequestri disposti dalla magistratura, le navi erano rimaste ferme. Ma adesso sono tornate attive almeno in 3, mentre Sea Watch, della omonima organizzazione olandese, attende a Licata di poter riprendere il mare. Fino allo scorso 19 maggio era attiva anche la nave Mare Jonio, della ong italiana Mediterranea saving humans, ma ora si trova a Licata, sotto sequestro.

    La nave Open Arms è dell’organizzazione spagnola Proactiva Open Arms, la Alan Kurdi è della tedesca Sea Eye.

    Con l’aumento dei barconi in partenza dalla Libia, dove la situazione è più incandescente che mai, c’è da aspettarsi un’estate ancora più calda di quella precedente, dove la “guerra” tra Salvini e ong non risparmierà colpi.

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