Naufragio a Lampedusa, il racconto della portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi
La portavoce della Ong Sea Watch Giorgia Linardi commenta con un messaggio su Twitter il naufragio avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 ottobre a largo di Lampedusa in cui hanno perso la vita 13 donne: “Un sopravvissuto era riuscito a recuperare una bambina in mare, la teneva a sé quando si è sentito tirare i pantaloni da qualcuno che, già sott’acqua, cercava disperatamente di aggrapparsi. Per svincolarsi dalla presa ha lasciato la piccola un attimo solo, lei sparisce. Annegata”, scrive.
La bambina a cui si riferisce Linardi è ancora dispersa, aveva otto mesi. Wissen, un 19enne tunisino, ha tentato di salvare la piccola ma non ci è riuscito, è stato lui stesso a raccontare agli inquirenti che cosa è accaduto: “Sono caduto in mare e mentre andavo a fondo tenevo gli occhi aperti e ho visto un bimbo di pochissimi mesi che stava annegando – racconta tra le lacrime – L’ho afferrato per risalire. Ma all’improvviso mi sono sentito afferrare alle gambe da un africano che chiedeva aiuto. Ma mi tirava giù. E io avevo in braccio il bambino. Così sono stato costretto a slacciarmi i pantaloni. Per poterle risalire. Solo che nel frattempo ho perso la presa della piccolina. E l’ho persa. È stato terribile”.
Adesso Wissen si trova al centro di accoglienza ed è uno dei 22 sopravvissuti al naufragio. Secondo la testimonianza dei migranti sull’imbarcazione c’erano 52 persone, 14 tunisini e 38 provenienti da paesi dell’Africa subsahariana. Le salme delle 13 donne sono state recuperate ma mancano ancora all’appello 17 persone, tra cui 2 minorenni e due bambini piccoli.
Secondo i magistrati della Procura di Agrigento nessuno dei migranti aveva il salvagente, molti di loro non sapevano nuotare e sono rapidamente annegati.