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    Napoli, truffa sul Reddito di Cittadinanza da oltre 2 milioni di euro. Coinvolti 285 stranieri

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 15 Feb. 2024 alle 09:57

    In 285 sono riusciti ad ottenere il reddito di cittadinanza, anche se in Italia risiedono da meno di 10 anni, ottenendo dallo Stato oltre 2,3 milioni di euro. È successo a Napoli, dove una maxi indagine della Finanza ha svelato il meccanismo che ha portato oggi a 6 arresti, quattro in carcere e due ai domiciliari. Nei guai i presunti appartenenti a un’associazione a delinquere con base nel capoluogo partenopeo che avrebbero aiutato gli extracomunitari ad ottenere i soldi.

    I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, usura, estorsione, abusiva attività finanziaria e autoriciclaggio.

    Le persone che beneficiavano del reddito avrebbero dichiarato di risiedere in Italia da almeno dieci anni, mentendo. Eseguivano acquisti simulati di alimenti con le carte Postepay e poi si facevano restituire la somma pagata in contanti: alla banda spettava una quota variabile tra 10 e 20 per cento, con la quale sono state poi comprate delle case da intestare alle rispettive mogli. Il meccanismo prevedeva l’uso di fatture false emesse da una società in realtà non operativa.

    Le indagini partono dall’ispezione su numerosi cittadini stranieri che, privi di rapporti lavorativi o assistenziali con l’Inps, richiedevano il codice fiscale per presentare domanda di Reddito di Cittadinanza. Ottenuto il beneficio, utilizzavano le Postepay Rdc per effettuare acquisti, anche di importi significativi e in orari ravvicinati, in uno stesso esercizio commerciale di Napoli.

    Il negozio, secondo gli investigatori, faceva da base operativa a un gruppo criminale che permetteva di simulare l’acquisto di prodotti alimentari, restituendo in contanti la somma pagata decurtata di una percentuale variabile tra il 10% e il 20%.

    I componenti del sodalizio, inoltre, avrebbero utilizzato false fatture emesse da una società, priva di reale operatività, per giustificare il volume anomalo delle vendite. E avrebbero reinvestito i proventi dell’illecita attività versando caparre per l’acquisto di immobili.

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