La protesta dei migranti, a Napoli debuttano le “sardine nere”
A Napoli, in occasione di una protesta dei migranti contro il mancato rilascio dei permessi di soggiorno, debuttano le “sardine nere”.
La manifestazione, organizzata dal Movimento Migranti e Rifugiati Napoli e l’Ex-Opg Je sò Pazzo, ha visto circa 200 migranti sfilare nel pomeriggio di sabato 7 dicembre per le vie del centro di Napoli.
Ma chi sono le “sardine nere”?
“Sono tutte quelle sardine che non sono potute scendere nelle piazze italiane di queste ultime settimane, perché considerate diverse dalle altre Sardine” come si legge su un lungo post pubblicato sul profilo Facebook dell’ex l’Ex-Opg Je sò Pazzo.
“Le “sardine nere” sono quelle sardine che hanno attraversato il deserto, sono fuggite ai campi libici e adesso nuotano nel Mare della Burocrazia e del Razzismo Istituzionale” si legge ancora nel post.
“Le “sardine nere” aspettano di avviare da mesi la procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, aspettano il loro permesso ancora bloccato negli Uffici Immigrazione”.
“Da quando è entrato in vigore il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini non riescono a convertire la protezione umanitaria in permesso di soggiorno per lavoro. Così facendo sono condannate a nuotare silenziosamente dentro a un mare di odio, invisibilità, razzismo e sfruttamento”.
“Cambiano i governi e ministri dell’Interno, ma non cambiano le politiche contro i migranti, i rifugiati e le fasce più deboli della popolazione” affermano gli organizzatori del corteo, che, dopo aver attraversato il centro storico di Napoli, si è diretto in via Medina, davanti alla Questura, dove è stato attuato un breve presidio.
Dopo un incontro con rappresentati delle forze di polizia, la manifestazione è ripartita diretta in piazza Municipio, dove è stato attuato un nuovo presidio.
“Avere il permesso di soggiorno – spiegano gli organizzatori – significa poter accedere al sistema sanitario, all’istruzione, al riconoscimento dei figli; avere il permesso di soggiorno significa poter contrattare un giusto salario sul posto di lavoro e una possibilità in più per ribellarsi allo sfruttamento, significa potersi spostare liberamente sul territorio, significa avere l’opportunità di condurre una vita dignitosa e non essere condannati a vivere come fantasmi nei ghetti delle nostre città”.
“Dire che siamo le “sardine nere” è una provocazione – spiegano sempre gli organizzatori – perché questi temi e drammi che oggi portiamo in corteo non hanno trovato spazio nelle piazze delle sardine”.