AMBULANZA BLOCCATA NAPOLI – Un’ambulanza in emergenza, a sirene spiegate, lanciata per soccorrere un giovane che aveva perso conoscenza. E poi la folla umana di giovani fermi in strada per godersi il sabato sera, nella zona dei baretti di Chiaia, nella movida di Napoli.
È così che nella tarda serata di sabato 27 aprile 2019, nel capoluogo campano, si è rischiato il disastro. Il mezzo di soccorso ha impiegato infatti ben trenta minuti per percorrere poche centinaia di metri, raggiungere così il giovane da soccorrere e trasferirlo in pronto soccorso.
Secondo quanto è stato ricostruito, la gente per strada non si è spostata neanche all’arrivo di una pattuglia dell’Esercito. Anzi, secondo alcune testimonianze sull’ambulanza sarebbero arrivati addirittura alcuni pugni.
Solo dopo venti minuti il mezzo è riuscito a svincolarsi dalla folla di gente. Altri dieci minuti, invece, sono stati necessari per fare la strada al contrario. Una perdita di tempo che avrebbe potuto rivelarsi fatale per il ragazzo, che per fortuna si è poi ripreso.
A denunciare l’accaduto, su Facebook, è l’associazione Nessuno tocchi Ippocrate, secondo cui l’accaduto è l’ennesima aggressione agli operatori sanitari in servizio. “Non ci sono commenti, restiamo basiti”, hanno dichiarato gli esponenti dell’associazione.
Dello stesso avviso anche Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale campano dei Verdi: “Ritengo molto grave – ha detto – quanto denunciato dall’associazione Nessuno tocchi Ippocrate. Nel caos della movida un gruppo di imbecilli, invece di facilitare le operazioni, ha colpito l’ambulanza con una ventina di pugni alle fiancate e alle portiere mentre transitava per via Bisignano. Un comportamento incivile che avrebbe potuto mettere a rischio lo stesso intervento di soccorso”.
“Ormai – ha concluso Borrelli – non si contano più gli episodi di aggressione ai danni del personale sanitario che opera in emergenza e di certo non è concepibile proseguire in questo modo. È necessario trovare soluzioni tecnologiche, come le videocamere a bordo, per riuscire a identificare e punire chi intralcia le operazioni di soccorso mettendo a repentaglio la vita delle persone e l’incolumità del personale”.
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