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    “Stavolta andrà tutto bene”: il murale in cui Giulio Regeni rassicura lo studente arrestato in Egitto

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 11 Feb. 2020 alle 12:12 Aggiornato il 11 Feb. 2020 alle 14:33

    “Stavolta andrà tutto bene”: il murale in cui Giulio Regeni rassicura lo studente arrestato in Egitto

    È comparso la scorsa notte in via Salaria a Roma, sul muro che circonda Villa Ada e proprio nelle vicinanze dell’Ambasciata d’Egitto: si tratta di un murale che ritrae Giulio Regeni che abbraccia Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna e attivista per i diritti umani arrestato lo scorso 8 febbraio all’aeroporto del Cairo.

    A realizzare l’opera è stato lo street artist Laika e vede il 27enne di nazionalità egiziana indossare una divisa da carcerato mentre Giulio Regeni gli dice, rassicurandolo, che “Stavolta andrà tutto bene”. Davanti alle due figure campeggia la parola “Libertà”, scritta in lingua araba.

    Patrick George Zaki è un ricercatore proprio come lo era Regeni, il cui cadavere straziato da torture e sevizie fu ritrovato in mezzo a una strada dopo che il ragazzo era scomparso il 25 gennaio 2016. Sulla sua morte si ricerca ancora verità, mentre ora si spera per le sorti dello studente dell’Alma Mater di Bologna, impegnato in particolare nel campo dei diritti umani e LGBT.

    Il murale realizzato da Laika sul muro di Villa Ada a Roma

    “Questa frase ha un doppio significato, serve a rassicurare Patrick, ma soprattutto a mettere davanti alle proprie responsabilità il governo egiziano e la comunità internazionale. Non si può permettere che quanto accaduto a Giulio Regeni e a troppi altri, avvenga di nuovo. Stavolta DEVE andare tutto bene”, sono state le parole di Laika relativamente al suo murale.

    “Mi auguro – ha proseguito lo street artist – che questa vicenda vada a finire bene e che Zaki venga liberato il prima possibile. Spero anche che, pur non essendo un cittadino italiano, il nostro paese possa vigilare su quanto sta accadendo. Vorrei che questo mio piccolo gesto fosse da stimolo ai media per accendere ancora di più i riflettori sulla vicenda di Zaki”.

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