Si è ucciso, sparandosi un colpo di pistola nella notte tra sabato e domenica, Luca Giuseppe Reale Ruffino, presidente di Visibilia Editore, società fondata dalla ministra Daniela Santanchè.
Stando alle prime ricostruzioni, Ruffino si sarebbe sparato con un’arma posseduta regolarmente, nella sua abitazione a Milano, affidando a un biglietto i suoi ultimi pensieri.
Uno dei suoi due figli, non avendo sue notizie da qualche ora, si sarebbe recato nell’abitazione del padre in via Spadolini dove lo ha trovato morto. Sull’accaduto indagano la polizia e la procura di Milano ma ci sarebbero già pochi dubbi sulla volontarietà del suo gesto. Il fascicolo potrebbe contenere l’ipotesi di istigazione al suicidio e molto probabilmente sarà disposta l’autopsia. Ruffino non era mai stato indagato e non sarebbe mai stato sentito dai pm nell’ambito dell’inchiesta in corso su Visibilia. La società attraverso una nota ha manifestato il cordoglio per la morte di Ruffino e “si stringe nel dolore alla famiglia”.
Il Cda si riunirà “appena possibile per deliberare in merito alla sostituzione mediante cooptazione di un nuovo amministratore” e “alla nomina del presidente del Consiglio di amministrazione”. Il comunicato sottolinea anche “che il Consiglio di amministrazione aveva recentemente conferito poteri di gestione operativa della società anche al consigliere delegato Alberto Campagnoli”. Secondo quanto si apprende da persone vicine a Ruffino, il presidente di Visibilia Editore non aveva problemi personali o economici. Sembra, invece, sempre secondo le stesse fonti, che avesse gravi problemi di salute e che in pochi ne fossero a conoscenza. Giovedì scorso aveva anche partecipato a una riunione del Cda di Visibilia Editore. Ruffino era un manager d’esperienza, con un passato, tra le altre cose, nel Cda di FerrovieNord, Fiera Milano e Milano Serravalle Engeenering.
Giovedì scorso Ruffino aveva partecipato per l’ultima volta a una riunione del Cda di Visibilia Editore, la società fondata da Daniele Santanché e finita al centro delle polemiche dopo che la procura di Milano ne ha chiesto il fallimento. Nell’inchiesta che riguarda la società editrice Ruffino non era mai stato indagato, né sentito dai pm in qualità di testimone.