Per quasi 20 anni è stato corrispondente dall’Asia, ed è morto proprio lì, a Tokyo, il giornalista Pio d’Emilia. Aveva 68 anni. Viveva e lavorava in Giappone per conto di Sky Tg 24, quella città era un po’ la sua seconda casa. Il commosso saluto dei colleghi: “Da oggi siamo tutti più soli”.
Ogni volta che c’era una crisi internazionale – scrive la testata – una area instabile, una protesta di piazza, un terremoto, un’altra catastrofe naturale, anche molto distante da Tokyo, arrivava la telefonata: ‘Se volete io ci sono, pronto a partire’. Quel grado di sana incoscienza che è anima di un certo modo di fare giornalismo era il tratto più visibile di Pio”.
Un altro inviato, Nico Piro della Rai, sulla sua bacheca Facebook scrive: “Addio a Pio d’Emilia grande inviato, straordinario conoscitore dell’estremo oriente, caro amico, rivoluzionario, campatore e infinita capa gloriosa. Ci mancherai”.
Aveva vissuto sul campo le proteste dei giovani di Hong Kong e la grande conquista cinese dell’Occidente attraverso la cosiddetta “Ferrovia della Seta”. L’avventura di cui andava più fiero, però, è “Fukushima, a nuclear story”, un viaggio nelle zone colpite dal terremoto, dallo tsunami e dalla catastrofe nucleare del reattore di Fukushima. Fu il primo inviato straniero a essere entrato nella “zona proibita” e a raggiungere la centrale dopo l’incidente. “Un evento – ricordava – che ha segnato un prima e un dopo, che ha fatto perdere al Giappone la fiducia verso le istituzioni”.