Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    “Voi con queste gonnelline mi provocate”: un’inchiesta giornalistica svela centinaia di molestie sessuali nei master di giornalismo riconosciuti dall’Ordine

    Credit: Pixabay
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 18 Ott. 2024 alle 13:39 Aggiornato il 18 Ott. 2024 alle 13:51

    “Ho bisogno di sentire la tua voce, quando l’ho sentita la prima volta mi sono eccitato”. A scrivere questo messaggio su Whatsapp era un formatore del master di giornalismo della Luiss: la destinataria era un’alunna. In un’altra chat, sempre con toni spinti, lui la invitava a raggiungerlo: “Ti voglio, vieni a casa mia stasera”. Il tutto senza che lei gli avesse mai dimostrato consenso. Lo stesso formatore, una sera, durante un concerto, aveva incontrato per caso un’altra alunna del master: le aveva detto “So che anche tu mi vuoi”, prima di prenderle la testa fra le mani e tentare di baciarla, venendo respinto con decisione.

    Queste sono solo due delle numerose storie raccolte dal gruppo di giornalismo investigativo di Irpimedia in una lunga inchiesta che fa luce sul diffuso fenomeno delle molestie sessuali nel contesto dei dieci master in giornalismo riconosciuti dall’Ordine dei giornalisti [Qui l’inchiesta integrale].

    Le giornaliste Francesca Candioli, Roberta Cavaglià e Stefania Prandi hanno intervistato negli ultimi otto mesi 239 studentesse e studenti e quattro fonti interne ai master in questione (tre a Milano, due a Roma, uno a Torino, Bologna, Urbino, Perugia e Bari). Il 50% delle persone sentite  ha riferito di aver assistito o saputo di molestie sessuali e verbali, tentate violenze sessuali, atti persecutori, stalking, ricatti e discriminazioni di genere, mentre il 33% delle alunne ha descritto nel dettaglio, con nomi e cognomi, gli abusi subiti e – a supporto della propria ricostruzione – ha fornito screenshot, e-mail, documenti e video. Nessuna di loro ha sporto denuncia per ciò che ha subito.

    L’inchiesta – partita da tre segnalazioni relative a discriminazioni di genere e molestie sessuali – ha come titolo “Voi con queste gonnelline mi provocate”, frase molesta e sessista pronunciata verso le sue alunne da un formatore della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Secondo quanto riferito dalle ragazze, da parte dell’uomo c’era una “costante ricerca di contatto fisico” con “abbracci non richiesti”, “carezzine”, “pacche sulle spalle e sulla schiena” e “ammiccamenti”. Non solo: il formatore era anche solito invitare alcune delle sue alunne a prendere un caffè o a cenare insieme fuori dalla scuola.

    Alla Scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano, durante una cena di gruppo in un ristorante con studentesse, studenti e professori (una quarantina di persone in tutto), un formatore del master si sarebbe seduto vicino a un’alunna, che indossava una gonna, avvicinandosi al suo viso, parlandole sempre più da vicino e sarebbe arrivato “ad allungare le mani sulla sua coscia“.

    E ancora, una studentessa del master di primo livello in giornalismo dell’Università di Bologna ha raccontato di aver ricevuto messaggi da un formatore in cui lui le raccontava le sue pregresse esperienze sessuali. L’uomo l’avrebbe anche invitata a un evento apparentemente al solo scopo – ha riferito l’ex-studentessa – di cercare di convincerla a salire nella sua stanza. La giovane è rimasta traumatizzata, non ha voluto lavorare con nuovi colleghi, nei mesi successivi, per paura di venire molestata e ha dovuto intraprendere una psicoterapia.

    Interpellate da Irpimedia, la Scuola di Perugia, l’Università di Torino, la Luiss di Roma e la Walter Tobagi di Milano hanno confermato di avere ricevuto segnalazioni di episodi di molestie e sessismo negli ultimi dieci anni e di avere preso provvedimenti. “La persona che si è resa responsabile di quanto accaduto non ha mai più messo piede alla Luiss”, ha spiegato Gianni Riotta, direttore del master della Luiss, rispetto al caso citato all’inizio di questo articolo. Luiss e Tobagi hanno invitato le giornaliste autrici dell’inchiesta a presentare il loro lavoro alle studentesse e agli studenti del biennio in corso. Tutte le scuole hanno affermato di non essere intervenute per i casi che non conoscevano, perché a loro non erano stati comunicati in alcun modo, ma di essere sorprese e dispiaciute rispetto alle testimonianze raccolte. Gli enti erogatori dei master hanno inoltre sottolineato che si impegneranno per monitorare la situazione e lavorare sulla prevenzione.

    “Tutti i vertici delle scuole di giornalismo si sono dimostrati da subito molto aperti e disponibili al confronto”, conferma a TPI la giornalista Roberta Cavaglià, tra le autrice dell’inchiesta. “Di fronte alle testimonianze che abbiamo raccolto, li abbiamo sempre visti sorpresi e molto dispiaciuti: erano sicuri di lavorare con persone di cui potersi assolutamente fidare. C’è stato da parte di tutti l’impegno a migliorare le cose, monitorare la situazione e a lavorare ulteriormente sulla prevenzione“.

    “Il nostro lavoro – spiega ancora Cavaglià – si è basato su ciò che abbiamo potuto verificare con un accurato processo di esame delle fonti e dei materiali a disposizione. L’obiettivo di questa inchiesta non è puntare il dito contro qualcuno, ma contro il sistema in generale, che caratterizza anche il nostro stesso settore. Come scriviamo nell’inchiesta, alcune scuole ci hanno confermato di avere ricevuto segnalazioni di episodi di molestie e sessismo negli ultimi dieci anni e di avere preso provvedimenti, allontanando i formatori coinvolti. Altre, in assenza di segnalazioni da parte delle praticanti, hanno appreso con stupore degli episodi di molestie e sessismo che ci hanno raccontato le alunne grazie all’inchiesta e ci hanno assicurato di voler verificare in modo approfondito la questione. Noi speriamo che il nostro lavoro sia un punto di partenza per tutte le scuole per cercare nuove possibilità di intervento e mantenere alta l’attenzione su questo fenomeno”.

    Perché, tra le storie di molestie raccolte, nessuna delle vittime ha denunciato? “Il fattore principale – risponde la giornalista – credo sia il timore di subire ritorsioni, sia a scuola che poi al lavoro nelle redazioni. Per quanto riguarda le scuole, come segnala nel pezzo Serena Bersani, presidente dell’associazione Giulia giornaliste e consigliera dell’Ordine dell’Emilia Romagna, aumentare la componente femminile tra i formatori porterebbe non solo alla condivisione di prospettive diverse, ma aiuterebbe anche a ridurre i casi di molestie. È anche vero che alcuni formatori che insegnano nelle scuole di giornalismo lavorano anche in redazione. In caso di denuncia, il rischio per le alunne che hanno vissuto molestie potrebbe essere quindi quello di limitare le loro possibilità di carriera, in un settore molto precario, dopo aver investito una buona quantità di tempo e risorse nella formazione (ricordo che i master durano due anni e sono impegnativi sia a livello di ore che di denaro: le rette vanno dagli 8 ai 21mila euro)”.

    Dopo aver appreso il contenuto dell’inchiesta di Irpimedia, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, ha convocato un incontro con i direttori delle Scuole di Giornalismo, nel corso del quale “è stata ribadita la necessità di intensificare la vigilanza e ogni iniziativa utile a prevenire e reprimere episodi di questo genere”, sottolineando che “qualora emergessero nuovi casi, dovrà esserne data immediata comunicazione all’Ordine Nazionale”. Nell’incontro si è concordato, inoltre, di “predisporre una policy allo scopo di fissare regole comportamentali da osservare da parte dei docenti e dei tutor dei master di giornalismo presenti sul territorio”.

    In una nota, il Consiglio Pari Opportunità della Federazione nazionale della Stampa ribadisce “la necessità di evitare che si creino le condizioni stesse per il proliferare di atti molesti e discriminatori”. Il sindacato dei giornalisti si rivolge quindi “ai vertici di Scuole e Ordini con l’auspicio che si creino da subito le condizioni di attenzione e sostegno affinché le vittime trovino la forza di denunciare anche alla magistratura gli abusi subiti, che sono reato e non semplice malcostume. Sostegno e denuncia – conclude la nota – sono i presupposti per il necessario cambiamento”.

    In calce all’inchiesta, Irpimedia ha pubblicato un vademecum redatto dall’avvocata penalista Virginia Dascanio volto ad aumentare la consapevolezza generale, a fare in modo che chi subisce oppure ha subito molestie o discriminazioni di genere non si senta più sola e sappia che sia nelle scuole sia negli Ordini si possono trovare percorsi con persone di supporto.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version