Covid, forse già domani il decreto con le nuove misure: criteri diversi per i divieti
Potrebbe arrivare già domani il decreto anti-Covid con le nuove misure restrittive, che dovrebbe includere anche criteri diversi per i divieti.
Allo stato attuale delle cose, infatti, vi sono due scadenze: il 25 febbraio è il termine ultimo per il divieto di spostamento tra Regioni, mentre il 5 marzo scade il decreto anti-Covid attualmente in vigore, che prevede, tra le altre cose, la suddivisione dell’Italia in 4 aree a seconda delle fasce di rischio.
L’intenzione di Draghi è di cambiare marcia rispetto all’esecutivo Conte e di approvare le misure restrittive con largo anticipo rispetto alla scadenza, a differenza di quanto veniva fatto precedentemente.
Nel secondo Consiglio dei ministri del governo Draghi, in programma a Palazzo Chigi alle 9,30 di lunedì 22 febbraio, si discuterà di “ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica”.
Sicuramente il divieto di spostamento tra Regioni verrà prorogato, ma non escluso che il Cdm possa approvare direttamente anche le nuove misure in previsione della scadenza del Dpcm del 5 marzo.
Secondo le indiscrezioni, è esclusa un’unica zona arancione per tutta Italia, così come era stato proposto da qualche governatore, tra cui il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
Verrà confermato, quindi, il sistema delle fasce a colori con la possibilità di creare zone rosse ad hoc lì dove si verificasse un aumento esponenziale dei contagi. I parametri che determinano l’ingresso nelle fasce, comunque, potrebbero essere rivisti, così come i criteri di chiusura potrebbero subire una modifica, sopratutto per quello che riguarda alcune attività produttive, le cui ricadute economiche dovranno essere valutate attentamente. Almeno questa è la richiesta dei governatori.
“È necessaria una revisione e una semplificazione con la contestuale revisione dei criteri e dei parametri di classificazione. Serve un respiro più lungo e un’analisi approfondita dei luoghi e delle attività, anche in base ai dati di rischio già accertati. E occorre che le misure siano conosciute con congruo anticipo e tempestività dai cittadini e dalle imprese” ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini, chiedendo un cambio di passo rispetto alle norme precedenti.
La convinzione dei governatori, così come di alcuni componenti del Cts d’altronde, è che andare in un ristorante, in un cinema o in un museo, osservando ovviamente rigidi protocolli di sicurezza, non è la stessa cosa che partecipare a un concerto o stare assembrati davanti un locale.
L’intenzione di Draghi, comunque, è quella di evitare chiusura improvvise e comunicate con grande ritardo, così come accaduto per la chiusura degli impianti sciistici, e quella di discutere le nuove misure anti-Covid con le Regioni e con il Parlamento.
Il premier ha chiesto ai ministri Speranza, Gelmini, Franco, Patuanelli, Giorgetti, Franceschini, con i quali ha avuto una call nella giornata di sabato 20 febbraio, uno stile più sobrio e una comunicazione diversa. Motivo per cui si pensa anche ad un unico portavoce per il Comitato tecnico scientifico.
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