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    L’altra faccia di Milano: viaggio nel lato oscuro della città locomotiva d’Italia

    Strage di ciclisti. Crimini in aumento. Aria inquinata. Affitti alle stelle. Poco verde pro capite. E colate di cemento. Dove crescono sempre di più le diseguaglianze e il divario sociale

    Di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni
    Pubblicato il 21 Mag. 2023 alle 07:00 Aggiornato il 31 Lug. 2023 alle 19:34

    Moda, design e melting pot. Ma anche spaccio, scippi e stupri. Sono queste le due facce della Giano Bifronte italiana: Milano. Da sempre considerata come la proiezione nel futuro dell’Italia migliore – quella dal respiro internazionale, à la page e trionfante per i successi della finanza -, il capoluogo lombardo sta mostrando un inaspettato profilo, ben lontano dal mito.

    “Emergenza Milano” – in evidente contrapposizione al “Miracolo Milano” tanto osannato dagli anni Ottanta a oggi. Ecco come è stato battezzato dalle associazioni cittadine che mettono in evidenza un rosario di pecche dalla facile sintesi: Milano va bene per fare affari, va malissimo per viverci.

    Il malcontento dilaga. E per quanto solo a luglio 2022 Beppe Sala spiccasse (al quarto posto) nella lista dei sindaci più amati d’Italia, le critiche negli ultimi mesi fioccano. Scarsa sicurezza e reati sessuali (vedi box a pagina 49), ma anche incidenti disastrosi – come ‘’esplosione del furgone carico di bombole d’ossigeno a Porta Romana – si affiancano a dati che obbligano a riflettere. Uno su tutti: oggi Milano – con 5.986 denunce ogni 100mila abitanti – è prima in Italia nell’indice di criminalità del Sole24Ore.

    Strade Killer

    Allarmante è anche la questione che tocca uno fra i capisaldi dell’identità meneghina, la bicicletta. Il “bici boom” – legato ai bonus statali, e all’aumento delle piste ciclabili – ha avuto tragici epiloghi: purtroppo dall’inizio dell’anno si sono verificati in pieno centro tre incidenti letali. L’ultimo è avvenuto l’8 maggio nella periferia Nord della città, quando un 55enne è stato travolto e trascinato per 300 metri da un tir; prima di lui era toccato il 20 aprile a una 39enne morta dopo uno scontro con un betoniera; e il primo febbraio una 38enne era stata investita da un mezzo pesante. Drammi che hanno fatto scendere in piazza le associazioni cittadine per chiedere delle risposte. L’impegno del Comune? Puntare (pare) per il 2024 a regolamentare il flusso di mezzi pesanti, consentendo l’ingresso in centro solo a quelli dotati di sensori per l’eliminazione dell’angolo cieco e in assenza di questi esclusivamente di notte. Attenzione però: il problema non riguarda infatti solo il centro. Secondo i più recenti dati Aci-Istat, relativi al 2021, nel Milanese 10 persone in bici sono morte in incidenti stradali. Il dato più alto d’Italia.

    Tralasciando la questione sharing – con incidenti spesso connessi all’inesperienza dei guidatori -, diventa invece centrale il dibattito legato al traffico intenso e all’inquinamento. Secondo IqAir, azienda svizzera che svolge quotidianamente indagini sulla qualità dell’aria per stilare una classifica delle città più inquinate al mondo, Milano è spesso fuorilegge (in media 90 giorni l’anno). Fra le ultime rilevazioni spicca quella del 21 marzo, quando si è posizionata al terzo posto nella classifica delle metropoli maggiormente inquinate. Peggio di lei solo Teheran in Iran, e la cinese Pechino.

    La classifica viene fatta incrociando le informazioni relative ai diversi inquinanti. Nel caso del capoluogo lombardo si sono rivelate concentrazioni alte di biossido di azoto (NO2) e PM 2,5. In attesa dell’arrivo del caldo – che solitamente comporta un aumento delle concentrazioni di ozono troposferico – gli ambientalisti sono in assetto pre-sommossa e Cittadini per l’aria, associazione nata per difendere il diritto all’aria pulita, ha denunciato come a Milano muoiano ogni anno 1500 persone per l’esposizione a concentrazioni di biossido di azoto (NO2) oltre la soglia di 20 µg/m3 indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a tutela della salute umana. L’associazione ha creato sul suo sito un motore di ricerca per avere contezza, rispetto al proprio indirizzo, della situazione ambientale. Un esempio? Chi vive a Piazza Duomo soffre di un’esposizione cronica a 40 µg/m3 di NO2, che comporta un aumento del rischio di mortalità del 16% e di infarto del 12% .

    E il mito della Milano green? Forse, come puntualizzano gli attivisti di Extinction Rebellion, si tratta solo di greenwashing (neologismo per indicare l’ecologismo di facciata), fra notevole cementificazione (il 60% del suolo secondo i dati Ispra, con ben 18 nuovi ettari consumati nel 2022), temperature alte (+3 gradi rispetto alle aeree esterne), pochissimo verde pro capite (3m per 3).

    La piaga della gentrificazione

    Esiste poi un altro problema, comune alle metropoli occidentali: la gentrificazione.

    Ed è così che quartieri da sempre considerati periferici, si ritrovano – magari grazie a un’operazione di rigenerazione urbana – ad essere improvvisamente gettonati, con un ovvio aumento esponenziale dei prezzi. Come nota il ricercatore Bertram Niessen in “Abitare il vortice” (Utet): «Essendo molto ricca, Milano è una città profondamente classista. L’altra faccia del classismo è la compassione. Il dibattito resta schiacciato dentro questa oscillazione. La realtà è che tutto il ceto medio intellettuale, quello non benestante di famiglia, è povero, pur essendo una forza economico-produttiva di primaria importanza. Nonostante questo, è privo di voce». Nascono così in luoghi considerati di estrema periferia come Dergano alternative al centro. Conditio sine qua non la presenza di mezzi pubblici. Per quanto l’aumento del costo dei biglietti, gli orari della metropolitana (che apre alle sei, troppo tardi per molti lavoratori) e la moltiplicazione dei varchi che limitano gli accessi al centro non facciano altro che aumentare i malumori, e accentuare il divario sociale.

    «Milano è diventata troppo cara», riflette l’attrice Elena di Cioccio, milanese di nascita, da poco in libreria con il toccante “Cattivo Sangue” (Vallardi, pp. 272). «Ma va anche detto, e parlo per esperienza personale, che spesso i proprietari di casa non hanno nessuna tutela e così si trovano costretti a prevenire i mancati introiti di chi entra in case dove resta per mesi senza pagare una lira».

    Di certo è che i dati parlano da soli. Affittare una casa è più caro dell’11% rispetto solo a un anno fa, e i costi di media sono notevoli: 628 euro per una stanza singola, 1280 per un monolocale, 1850 per un bilocale. Per questo da settimane gli universitari battagliano nella speranza di raggiungere degli affitti sostenibili. La prima è stata la 23enne Ilaria Lamera con la sua tenda piantata davanti al Politecnico di Milano per denunciare le “stanze invivibili a costi folli”.

    Pro & contro

    «Nonostante tutti i suoi problemi, Milano è sempre la città più europea di Italia. Dal mio punto di vista, non è molto cambiata. Sarà che io la conosco bene, pedalo fra le sue strade da decenni, ma in confronto a Londra o Manchester, dove la violenza urbana è decuplicata, mi sembra la Svizzera», riflette il performer e scrittore Gianni Miraglia. Arrivato da Genova nel capoluogo lombardo negli anni Ottanta per fare il pubblicitario, Miraglia si accalora: «Questa città sembra perfetta per i giovani professionisti e per chi vuole investire. Qui trovi tanti che sono fuggiti dalle province, si ha ancora la sensazione di non essere soli e che ci sia gente affine per sensibilità, sogni inseguiti e fantastiche disillusioni. Per me Milano è un’oasi in un Paese che mi sembra sempre più orgoglioso di avere un grande passato davanti». Diverso il giudizio di Nicola Amoruso, calciatore dal glorioso passato in serie A, oggi imprenditore nel campo del padel e dirigente sportivo. «Sotto il punto di vista imprenditoriale e commerciale – riflette – è la città più dinamica d’Italia. Negli ultimi tempi però si percepisce un’insicurezza nuova, e sotto questo punto di vista è fondamentale agire. Anche io, con le mie figlie, non sono più tranquillo come due anni fa». La paura di molti milanesi è che la situazione emergenziale possa diventare strutturale. Verrebbe da dire, parafrasando Stendhal, che Milano era una promessa di felicità. Chissà adesso se saprà tornare a esserlo.

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