“Lo Stato ha il monopolio della violenza può e deve usarla”. Italo Bocchino commenta così il reportage di Piazza Pulita che documenta le violenze nei Cpr italiani, non-luoghi dove ai migranti che hanno violato una disposizione amministrativa, come quella del necessario possesso di permesso di soggiorno, viene violata la libertà personale.
“Quelli non sono seminaristi, sono persone che hanno una condanna”, rincara la dose il direttore del Secolo. “Sono persone che si sottraggono alla normativa italiana non dando le generalità e fanno perdere un mese, quaranta giorni alla polizia per sapere come si chiamano. Sono tendenzialmente dei delinquenti”.
Mentre Bocchino parla passano le foto che documentano le violenze e così il direttore prende la palla al balzo: “Ci avete fatto vedere delle immagini crude ma sono immagini che raccontano un pezzo della storia. Questa persona che stiamo vedendo aveva appiccato un incendio mettendo a rischio la propria vita e la vita di tutti quelli che erano all’interno del centro, quindi la polizia doveva intervenire come è giusto che sia”.
Il direttore spiega che questo tipo di strutture detentive furono introdotte nel 1998 dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano perché eravamo obbligati dalle leggi internazionali sulla gestione di chi doveva essere rimpatriato. “Nel Cpr non si entra per caso, si entra solo se hai uno di tre requisiti”, puntualizza Bocchino che elenca: “una condanna per reati gravi, pericolosità sociale oppure se devi essere rimpatriato in un Paese che ha accordi con l’Italia. Questa è la norma”.