Naufragio Mediterraneo, il commento di Pietro Bartolo
“Abbiamo sulla coscienza altri 150 morti in mare. Nessuno potrà dire che non sapeva, nessuno si potrà sentire estraneo, straniero, rispetto a quello che sta accadendo nel Mediterraneo. Perché abbiamo impedito alle Ong di andare là fuori a salvare vite. Ma quel che è peggio, lo abbiamo impedito alle nostre navi, alla nostra Marina Militare, che ha anche questo dovere”.
Due barconi sono affondati davanti a Khoms, di fronte la costa libica. A bordo c’erano circa 300 persone. Di queste 137 sono state tratte in salvo, e portate in Libia. Per gli altri il destino è stato ancora più amaro: sono morti annegati. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), le vittime sono almeno 150.
Se le cifre saranno confermate, sarà la peggiore strage di migranti dal 21 maggio 2017, secondo i dati del Corriere della Sera.
Stando ai dati diffusi dall’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), nei primi cinque mesi del 2019 sono 543 le persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa, di queste 343 solo nel Mediterraneo centrale.
La proporzione di persone morte in mare rispetto a quelle partite dalle coste libiche è passata da 1 persona ogni 29 partite nel 2018 a 1 ogni 6 persone di quest’anno.
Un dato in linea con le tendenze degli ultimi cinque anni: nessuna rotta migratoria del Mediterraneo, via terra o via mare, ha visto morire nel quinquennio 2014-2019 (fonte Unhcr) tanti esseri umani quanti quella dal Nord Africa all’Italia: 14.768 persone inghiottite dal mare, a cui si aggiungono i 1.878 morti in Grecia e i 1.189 della Spagna.