Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    “Più di 1500 migranti morti in sei anni nei campi italiani”: l’allarme della Ong

    Credit: Alberto PIZZOLI / AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 28 Mar. 2019 alle 11:57 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:41

    “Oltre 1.500 braccianti agricoli sono morti negli ultimi 6 anni in Italia a causa del loro lavoro”: questa la denuncia di sei medici italiani della Ong Medici con l’Africa Cuamm riportata sul British Medical Journal.

    Nell’appello pubblicato dalla rivista scientifica inglese si legge che i migranti in Italia sono costretti a vivere in condizioni disumane “in baraccopoli senza acqua, senza servizi igienici senza accesso ai servizi sanitari di base”.

    Medici con l’Africa Cuamm è un’organizzazione che dal 2015 fornisce servizi sanitari di base con l’aiuto delle istituzioni locali ai migranti che si trovano in Italia e che vivono nelle baraccopoli.

    Nello spiegare la cause della morte di un così alto numero di braccianti, gli esperti spiegano che un impatto rilevante lo hanno le “pessime condizioni di lavoro e le scarse condizioni igieniche e di vita cui sono costretti” i migranti.

    “I nostri dati mostrano che le ragioni principali delle visite sono fatica e condizioni muscolo-scheletriche (46 per cento); problemi dentali (19 per cento); respiratori (10 per cento); dermatologici (8 per cento); ostetrici/ginecologici (4 per cento); traumi (4 per cento); problemi cardiovascolari (4 per cento); oftalmici (2 per cento); metabolici (2 per cento); psichiatrici (1 per cento.). Quasi l’80 per cento dei pazienti ha avuto bisogno di farmaci”.

    “Tutti dobbiamo batterci contro lo sfruttamento, la discriminazione, il razzismo e l’egoismo, in qualsiasi forma si presenti”, spiegano i medici nella loro pubblicazione.

    Per poter far fronte al problema secondo gli esperti è necessario giungere a un’azione coordinata e intersettoriale perché salute, migrazione, economia, sviluppo sostenibile e giustizia “sono tutti aspetti del nostro mondo tra loro interconnessi”.

    Per questo motivo è un dovere “per la comunità scientifica e clinica prendersi cura e dare voce a queste persone ‘mute'”.

    L’articolo della Cuamm arriva una settimana dopo l’ultimo incendio che ha colpito nuovamente la tendopoli di San Ferdinando.

    Nell’incidente, che come aveva riferito a TPI un referente del collettivo Mamadou era prevedibile, ha perso la vita a un giovane migrante.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version