Michele Serra, sulle pagine di Repubblica, affronta il caso Balotelli e le polemiche sulla curva (e la città) di Verona. Domenica scorsa, l’attaccante del Brescia è stato vittima di cori razzisti e si è sfogato calciando il pallone sugli spalti.
Ieri si è tornati a parlare del caso dopo le dichiarazioni del capo ultrà del Verona Luca Castellini (qui un suo profilo), che in un’intervista radiofonica ha dichiarato: “Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano”.
Attorno a queste dichiarazioni si è acceso un aspro dibattito. In particolare, molti hanno condannato i tentativi di minimizzare il problema razzismo nella curva del Verona (dell’allenatore Juric, del presidente Setti e non sol0).
Una condanna arrivata anche da Serra: “Per una città europea nota e amata, bella e benestante, con alta qualità della vita, il fatto che un suo luogo pubblico sia deputato, da almeno vent’anni, a ospitare adunate naziste, non è un problema. Solo così si spiega la serafica assuefazione che le istituzioni veronesi (compreso allenatore e presidente del Verona Hellas) mostrano in merito all’oramai stabile insediamento nazista nella curva dello stadio Bentegodi di Verona”.
“Non è un’esigenza della Verona per bene distinguersi dalla curva che ulula contro i neri e festeggia Hitler come il migliore dei bomber – continua l’editorialista di Repubblica – Verona si attaccherà, anche per i prossimi vent’anni, a tutti i possibili distinguo, molto comodi per negare l’evidenza: non tutti sono nazisti, in quella curva; non tutte le domeniche fischiano i calciatori neri”.
“Lo diranno. Tutto pur di non ammettere: abbiamo un problema di nazismo, a Verona, e ce l’abbiamo da molto tempo. Come sempre, non sono i pochi energumeni violenti a fare paura. È la maggioranza di borghesucci che fa finta di non vedere e di non sapere. E vanno pure in chiesa”, conclude il suo affondo Serra.