Memorandum Libia, Amnesty International: “L’Italia ancora complice nella tortura dei migranti e dei rifugiati”
“Decine di migliaia di rifugiati e migranti sono intrappolati in una zona di guerra. Chi cerca di fuggire via mare rischia di essere intercettato e riportato nei centri di detenzione. Collaborando a fermare le persone in mare e a trattenerle in Libia, l’Italia si è resa complice di questa situazione”. Sono le dure parole di Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa, nei confronti dell’Italia, che ha rinnovato ieri il memorandum con la Libia sui migranti.
Il memorandum Italia-Libia è stato rinnovato automaticamente il 2 febbraio 2020, a tre anni dalla sua sottoscrizione. La durata dell’accordo è stata quindi prorogata per altri tre anni senza che il contenuto del documento fosse modificato come promesso dal governo lo scorso novembre. Sulla base dell’accordo, l’Italia sostiene le autorità marittime libiche a fermare le imbarcazioni di migranti in mare e a riportare le persone nei sovraffollati centri di detenzione in Libia, dove vengono trattenute illegalmente e subiscono gravi violenze, inclusi stupri e torture.
“La decisione del governo italiano di ignorare gli orribili abusi inflitti a decine di migliaia di persone in Libia e rinnovare il memorandum Italia-Libia, che intrappola queste persone nel paese devastato dalla guerra, è una vergognosa manifestazione del punto a cui sono disposti ad arrivare i governi europei per mantenere i migranti e i rifugiati lontani dalle proprie coste”, si legge sul sito di Amnesty International, Ong che si occupa della tutela dei diritti umani.
“Nei primi tre anni dalla firma dell’accordo almeno 40mila persone, tra cui migliaia di minori, sono state intercettate in mare, riportate in Libia e sottoposte a sofferenze inimmaginabili”, aggiunge Struthers. “Solo questo mese (gennaio 2020, ndr), sono state intercettate 947 persone”.
Secondo la direttrice di Amnesty per l’Europa, “va oltre ogni comprensione il fatto che, nonostante le prove delle sofferenze causate da questo orribile accordo e a dispetto dell’aggraversi del conflitto in Libia, l’Italia sia pronta a rinnovare il memorandum”. Il nostro paese dovrebbe invece “pretendere dalla Libia il rilascio di tutti i migranti e i rifugiati che si trovano nei centri di detenzione e la chiusura di questi centri una volta per tutte”.
La Libia è dilaniata da anni da una guerra civile che vede contrapporsi il governo di accordo nazionale, con sede a Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj, e il governo di Tobruk, guidato dal generale Khalifa Haftar.
Lo scorso 30 gennaio, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha annunciato la sospensione delle attività del Gathering and Departure Facility (GDF), centro di transito di Tripoli, aperto un anno fa, a causa dei timori per la sicurezza e la protezione delle persone ospitate nella struttura, del suo staff e dei suoi partner.
Il 2 luglio 2019, decine di migranti e rifugiati sono stati uccisi da un attacco aereo in un centro di detenzione appartenente al Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (DCIM). I responsabili del raid non sono stati ancora individuati.
“I governi di Italia e Libia devono trovare un accordo per aggiornare i termini della loro cooperazione”, conclude Struthers, “concentrandosi sulla protezione di migranti e rifugiati, l’evacuazione di coloro che si trovano nei centri di detenzione e la creazione di canali legali e sicuri con cui queste persone possono raggiungere l’Europa”.