Al processo per diffamazione contro Roberto Saviano, che nel dicembre 2020 aveva definito “bastardi” Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la premier non sarà presente come testimone. “Non è stata chiamata né dal pm né dalla parte civile – fa sapere lo scrittore su Instagram – e quindi io mi troverò a rispondere del reato di cui mi accusano e non avrò il confronto con Meloni che probabilmente teme una certa debolezza in questo processo, perché qualora ascoltati nel dibattimento dovranno comunque rispondere delle scelte politiche fatte in questi anni che sono poi la materia del mio giudizio nei loro confronti. Quindi è gravissimo il sottrarsi del primo ministro a questo processo”.
Il leader della Lega non ha presentato querela, a differenza di quanto fatto al tempo dall’attuale presidente del Consiglio, ma ha provato a costituirsi parte civile. Istanza richiesta dal giudice, che ha spiegato: “Non potendosi ritenere l’onorevole Salvini danneggiato dalla stessa condotta che vede l’onorevole Meloni come persona offesa trattandosi di condotta riferibile a lei sola, respinge istanza di costituzione di parte civile nel procedimento”. Da quando è iniziato il processo, le udienze si susseguono spedite: “La prima c’è stata un mese fa, la seconda ieri” ha scritto Saviano. “Pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una vera e propria eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti, lentissimi. Pensate che dal 2008 sono coinvolto come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subito dal clan dei Casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo”.
Il dibattimento entrerà nel vivo il prossimo 27 giugno. Sull’assenza di Salvini, Saviano ha commentato: “Probabilmente temeva di essere messo in ombra dal primo ministro Meloni e quindi è andato in rincorsa per cercare di partecipare a questo processo. Ma non ci sarà. È stata solo una strategia come fa solitamente per cercare di avere solo clamore mediatico temendo che Meloni gli tolga il palio della visibilità”.