Le voci degli studenti nel primo giorno della Maturità 2020 – VIDEO
“Siamo i primi di un nuovo mondo”, dice a TPI Claudia, maturanda del Liceo Classico Orazio di Roma nel primo giorno dell’esame di Stato 2020, quello arrivato dopo quasi quattro mesi di “didattica a distanza”. La pandemia ha sconvolto la routine di milioni di studenti, e le aspettative di quelli che si sono ritrovati ad affrontare una maturità “a metà”, senza il brivido dell’ultima campanella, lo studio in compagnia, i quattro giorni di prove divisi tra gli esami scritti e quello orale. Oggi si incontrano in pochi davanti alle scuole, sotto un cielo che minaccia pioggia. Ogni studente ha un appuntamento che dura circa un’ora e quindici minuti: da solo, con la mascherina, davanti alla commissione formata dai professori interni e da un docente esterno, con un un testimone che assiste all’interrogazione, che può essere un amico o un parente. Gli altri aspettano fuori, poi avanti il prossimo.
Ma non si perdono d’animo i maturandi del 2020, perché gli aspetti essenziali dell’esame di Stato di cui avevano sentito parlare prima che esplodesse l’epidemia ci sono stati: lo studio intenso, l’ansia, la malinconia, il timore di perdere di vista i compagni di classe in futuro. E i riti. “Ieri siamo venuti qui a scuola e abbiamo cantato Notte Prima degli Esami, quindi da una parte un po’ di tradizione c’è”, dice sorridente Giulia poco dopo aver affrontato la prova orale. È soddisfatta, ma una domanda proprio non se l’aspettava. “Mi hanno chiesto com’è stata la mia esperienza Covid, non me l’ero preparata”, dice stranita. Ha risposto di aver sofferto la distanza dagli amici e da una parte della sua famiglia, la sensazione di non poter uscire e di dover sempre stare attenta al pericolo di infettarsi.
Ma ci sono stati anche lati positivi. “Da una parte credo di aver vissuto un’esperienza unica. E, come hanno detto molti genitori, ‘ci ha detto bene‘, perché non abbiamo fatto le prove scritte. E per noi, abituati a parlare e ad esporre, l’orale non è stato così tremendo come ci prospettavamo potesse essere lo scritto”, osserva. Ora non sa cosa farà “da grande”, ma è convinta di volersi impegnare nell’aiuto degli altri, iscrivendosi alla facoltà di veterinaria o magari a quella di medicina. Anche M., studentessa del Liceo Scientifico Cavour di Roma, da grande vorrebbe fare il medico. La scelta non è stata influenzata dall’epidemia, ma aver assistito all’impegno e al grande lavoro che gli operatori sanitari hanno messo nella cura del Coronavirus in Italia e altrove, l’hanno aiutata a decidere. “L’esempio che mi hanno dato i medici è stato importante, e mi ha convinto della mia scelta”, dice a pochi passi dal Colosseo.
Sotto l’ombra dello storico monumento, anche Alessio sembra essere positivo. “Un po’ di ansia c’era, poi tutta la situazione era un po’ incerta, nessuno se l’aspettava, ma è andato tutto bene. Certo sarebbe stato bello vivere i momenti che hanno vissuto tutti gli altri studenti prima di me, o gli scritti, ma oggi siamo qui, che sicuramente è meglio di affrontare una prova online. L’esperienza c’è stata, un po’ diversa dal normale, ma c’è stata”, afferma con un sorriso timido e gli occhi che brillano, circondato dai compagni. Adesso vuole rilassarsi dopo un mese di studio, e all’Università ci penserà dopo.
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