Coronavirus: Mattia, il paziente 1 di Codogno, può tornare a casa
È trascorso esattamente un mese da quel 20 febbraio quando Mattia – 38enne ricercatore dell’Unilever – si sottopose al test per il Coronavirus. Il verdetto del tampone lo etichettò come “il Paziente 1”. Dopo 30 giorni di ricovero e tantissime difficoltà, Mattia può tornare a casa da sua moglie che, tra qualche giorno, diventerà mamma.
L’uomo, atleta e runner, si era presentato una prima volta all’ospedale di Codogno nel pomeriggio del 18 febbraio, senza però avere i sintomi che avrebbero potuto portare a identificarlo come caso ‘sospetto’. Dopo gli accertamenti e le terapie necessarie, nonostante la proposta di ricovero, aveva deciso di tornare a casa. Poche ore dopo la situazione era peggiorata. La mattina del 20 febbraio fu necessario l’intervento del rianimatore e il ricovero nel reparto di terapia intensiva. Dopo che la moglie informò i medici di una cena di fine gennaio tra il marito e alcuni amici, tra cui uno appena rientrato dalla Cina, venne effettuato il tampone. Così la scoperta del primo caso in Lombardia e in seguito degli altri casi positivi.
“Respira da solo lo abbiamo appena staccato anche dall’ultima macchina – ha detto a La Repubblica Raffaele Bruno, primario di malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, dove il Paziente 1 era stato trasferito dopo il tampone effettuato all’Ospedale di Codogno -. Finalmente posso dirlo: sta guarendo. Ora piange perché è felice: sa che la vita gli ha regalato il tempo per veder nascere la sua prima figlia”. I medici gli hanno salvato la vita.
Un’infermiera riporta a Repubblica le parole che il ragazzo le ha detto durante i difficili momenti della malattia: “Ho tenuto duro perché sto per diventare papà. Mentre avevo il tubo nella trachea ho pensato che se fossi stato solo, avrei mollato. È la vita degli altri a trascinarci avanti”.
E ora gli anticorpi di Mattia possono portare a nuove cure per tutti gli altri malati. “Abbiamo isolato gli anticorpi prodotti dai primi contagiati nel Lodigiano. Il loro plasma, come già in Cina, aiuterà a salvare molte vite- ha spiegato il primario di Virologia, il dottor Fausto Baldanti a La Repubblica -. Ed è pronto un test più rapido e completo del tampone. Non distingue solo chi è positivo da chi è negativo. Rivela anche la concentrazione del virus. Sapere subito quanto ce n’è, rende le terapie più efficaci e tempestive”.
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