A trent’anni esatti dalla cattura di Totò Riina è stato arrestato Matteo Messina Denaro, ai vertici di Cosa nostra, considerato tra i latitanti più pericolosi e ricercati al mondo.
I carabinieri del Ros lo hanno preso dopo quasi 30 anni di latitanza. L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
L’arresto è stato eseguito mentre “U siccu” era in day hospital alla clinica Maddalena, in pieno centro a Palermo. Il boss si trovava nella struttura “per sottoporsi a terapie”, secondo quanto riferito dagli inquirenti.
Intorno alle 9.30 è stato caricato su un furgone nero dai carabinieri e portato via, fra gli applausi di tanti palermitani. Il suo nome era in cima alla lista del Viminale dei ricercati di mafia, nel tempo si era costruito una rete di protezione che gli ha permesso di restare all’ombra per lungo tempo.
Tra questi il fratello Salvatore, anche lui arrestato, e la sorella Patrizia, catturata tempo fa. Erede del padre Francesco, morto da boss latitante, Matteo Messina Denaro ha preso in consegna la gestione di Cosa Nostra, mettendo le mani su appalti e profitti illeciti.
In latitanza ha anche avuto una figlia e ordinato (nonché programmato) l’attentato contro il pm Nino Di Matteo nel 2013. Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali si ricordano quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido.
Ha anche avuto un ruolo cruciale nelle stragi del ’92 che ebbero come obiettivo i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e negli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma. Per arrivare alla sua cattura sono stati impiegati negli anni centinaia di uomini delle forze dell’ordine.
Immediato il commento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia. La prevenzione e il contrasto della criminalità mafiosa, come attesta il fatto che il primo provvedimento dell’Esecutivo ha riguardato il regime penitenziario duro per i mafiosi, continueranno ad essere una priorità assoluta di questo Governo”.