“Nessun vaccinato che ha avuto un contatto con un positivo deve più finire in quarantena”: Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova, la spiega così. Nel dibattito pubblico di questi giorni questa proposta rappresenta una piccola “bomba atomica”, di fatto lo é.
Così, in questo principio, si può dire che sia riassunto il cuore del “teorema Bassetti”. Si tratta – forse – dell’unico modo che abbiamo per non suicidarci con la moltiplicazione infinita delle misure di prevenzione della pandemia, l’unica possibilità per non costringere ad autoescludersi dalla vita civile (senza motivo) milioni di italiani, l’unico modo per non ridursi a combattere il virus con armi vecchie (e dunque meno efficaci).
Ma proviamo a capire come, e sopratutto perché. Sono passati quattro giorni, ormai, da quando l’infettivologo ligure ha illustrato per la prima volta la sua idea in una “intervista-shock” al Corriere della Sera. Quando lo sento, per chiedergli delle reazioni abbia ricevuto lui è entusiasta: “Le migliori che potessi immaginare”.
Oggi anche uno dei governatori più rigidi contro i no-vax, Massimo Fedriga sostiene la sua proposta dalle colonne di La Repubblica: “Aboliamo la quarantena per chi ha fatto la terza dose”. Ma va anche detto che il Comitato tecnico scientifico per ora nicchia: “Ridurre i tempi di isolamento va bene – spiegano i consiglieri del governo – cancellarlo del tutto no”. Ovviamente la battaglia è solo iniziata.
L’infettivologo sospira, spiegando la sua idea a TPI: “Non c’è nulla di sovversivo. Sono le conclusioni a cui sono già giunte, in America, le principali autorità regolatorie. Credo che, spero in poco tempo, anche il Comitato tecnico scientifico arriverà a queste stesse conclusioni. Il motivo è semplice: non c’è alternativa”.
Ed ecco il cuore della proposta che, come lo spiega Bassetti, è questo: “Non sono opinioni, è matematica: lo scenario a cui siamo arrivati è quello di 100mila nuovi contagi al giorno. Una enormità. Siccome attualmente per ogni contagio ci sono almeno dieci persone che finiscono in isolamento, dai parenti stretti, ai genitori, ai fratelli, ai colleghi, il risultato è inevitabile”.
Quale, chiedo. E Bassetti: “Presto dovremmo avere un paio di milioni di italiani chiusi in casa, in quarantena. Un esercito di reclusi destinato a crescere di ora in ora: un intero Paese bloccato”. Bloccato anche sul piano logistico, sostiene l’infettivologo: “Accadrebbe, in peggio, quello che è già successo in Inghilterra. Così pongo, anche ai miei colleghi del Comitato tecnico scientifico, alcune sommesse domande: quando arriveremo a quel punto chi cucinerà il pane? Chi distribuirà i generi alimentari? Chi guiderà gli autobus? Chi soccorrerà i malati negli ospedali? Due milioni di italiani confinati ai domiciliari senza sintomi non ce li possiamo permettere”.
Domanda: come si spiega a chi legge che fino a ieri era giusto pagare questi prezzi e adesso no? Bassetti sospira: “I principali motivi sono due, e sono anche molto semplici da capire. Il primo: un anno fa non avevamo i vaccini di massa e oggi invece li abbiamo. Il secondo: la variante Omicron – aggiunge Bassetti – si comporta in modo del tutto diverso rispetto alla variante Delta, e reagisce in modo diverso al vaccino. È più contagiosa, meno mortale per i vaccinati, e – conclude l’infettivologo – entro pochi giorni si imporrà, di fatto, come la principale variante”.
Quando? “A fine fine gennaio 2022, che è come dire domani”. Per questo Bassetti pensa che sia giunto il momento di considerare la pandemia con occhi nuovi. «Il Natale 2021 è un racconto del tutto diverso da quello del Natale 2020 – spiega – non possiamo continuare a mettere in atto le stesse misure di un anno fa, quando nessuno era vaccinato. Non possiamo continuare a inseguire il virus, senza aggiornare le nostre strategie di contenimento alla nuova situazione».
Primo tema: il tracciamento dei contatti. “Con la diffusione di Omicron, come abbiamo visto, sta saltando. Nelle condizioni che si sono create la quarantena andrebbe riservata solo ai positivi. Non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i contatti stretti, se sono in salute, se sono asintomatici e se sono vaccinati”.
Secondo tema cruciale, i tamponi: “Bisogna subito mettere fine alla tampo-manìa. Abituarci all’idea che i vaccinati il tampone se lo devono fare solo se e quando hanno dei sintomi”. La spiegazione è questa: “Si sta creando, a partire dai non vaccinati, una mito di falsa sicurezza sui tamponi: ma in realtà rappresentano solo una diagnosi istantanea, la fotografia di un attimo”. Non solo i tamponi antigenici, dunque, ma anche quelli molecolari: “In questi giorni di festa sto assistendo a spettacoli folli: gente che si compra gli antigenici su internet, e si dedica al tampone fai-da-te a casa. File infinite. Reagenti che scarseggiano. Ecco – sorride Bassetti – questo è il modo migliore per arrivare a due esiti inevitabili: i falsi negativi e il boom dei contagi inconsapevoli».
Al contrario, invece, il teorema Bassetti ha un obiettivo preciso: arrivare ad una fase «endemica» di convivenza con il virus.
“Basta farsi una passeggiata nelle corsie. Da quando Omicron è comparsa in Italia – il 26 novembre – il contagio nei vaccinati sta producendo, prevalentemente, sintomi lievi: raffreddore, tosse, febbre”.
Ed ecco il punto: “Finché questo sarà lo scenario, e finché questa sarà la variante prevalente, dobbiamo abituarci a considerare, dal punto di vista della profilassi, che Omicron vada trattata, nei vaccinati, come una brutta influenza”. Ovvero: “Chi è malato se ne sta a casa, mentre i suoi familiari, finché non hanno sintomi, conducono una vita normale. Siamo arrivati all’assurdo – aggiunge l’infettivologo – di parenti che restano reclusi a lungo, anche dopo che, sia il primo infetto, che loro stessi, sono completamente guariti dalla malattia”.
Ed ecco perché l‘altro tassello cruciale è la revisione del sistema delle “regioni a colori”. Spiega Bassetti: “Vanno mantenute, ovviamente, ma cambiando i parametri di determinazione del colore. Le misure restrittive – osserva – vanno limitate a zone più piccole: a livello provinciale e talvolta anche comunale”.
Ultimo tema-chiave, la statistica: “Se tutto quello che dico si realizza – osserva Bassetti – il totale dei ricoveri per Covid diventa un numero fuorviante. Nel nuovo conto – aggiunge L’infettivologo – bisognerebbe calcolare solo chi è affetto da insufficienza respiratoria o da indizi di polmonite da Sars-CoV-2”. Ovvero: “Non ha più senso calcolare i casi lievi o la positività di chi si trova in ospedale per altre patologie ma diventa positivo”.
Il cuore di questo ragionamento, tuttavia, è che il teorema Bassetti non si può applicare ai no-vax. «Chi non si immunizza rischia – osserva Bassetti – ma purtroppo non lo fa solo a suo rischio e pericolo. Occupa risorse, produce costi non necessari, intasa gli ospedali. Un vaccino costa allo stato 20 euro, ma ogni giorno di terapia intensiva ne costa 6000. Una cura monoclonale, sul conto del servizio sanitario, grava per 1500 euro”.
Un altro paradosso: “Ci dicono che siamo per i vaccini perché saremmo tutti schiavi di Big Pharma e dediti alla tutela del suo profitto – sorride Bassetti – ma in realtà è esattamente il contrario”. Cioè? “Per Big Pharma – e qui il medico sorride amaro – i no-vax sono letteralmente una miniera d’oro. Cure, terapie, ricoveri infiniti, tutti sostenuti da tonnellate di farmaci. Tutto a carico del servizio sanitario nazionale”.
Altra precisazione: “Con questa variante Omicron, per tutto quello che abbiamo spiegato – aggiunge l’infettivologo – i non vaccinati finiranno presto quasi tutti infettati. Non c’è scampo. Mentre i primi studi ci confermano che, fra chi ha ricevuto le tre dosi, solo il 5-6% può contrarre la malattia”.
Siamo arrivati alla fine. Il taccuino è pieno di appunti. È evidente che “il teorema Bassetti” produce una battaglia su due fronti. Da un lato con i no-vax, che denunciano di essere perseguitati. Ma dall’altra anche con quella parte di mondo scientifico che vorrebbe, in nome del principio di massima precauzione, restare attaccato alle vecchie procedure. Sorriso: “Non ce lo possiamo permettere. Se mi ritrovo a vivere sotto scorta – dice Bassetti a TPI – è proprio perché sto pagando un prezzo, anche personale, alla battaglia contro l’ottusità e la stupidità di chi nega la malattia. Ma non trova – conclude Bassetti – che peggio di questo c’è solo l’idea di non cambiare in nulla la nostra strategia, proprio mentre stiamo combattendo un virus che di stagione in stagione cambia in tutto?”.
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