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    Massimo Gramellini si scusa per quell’articolo del 2018 su Silvia Romano: “Fu un mio errore di comunicazione”

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 11 Mag. 2020 alle 13:20 Aggiornato il 11 Mag. 2020 alle 13:30

    Massimo Gramellini si scusa per quell’articolo su Silvia Romano

    Massimo Gramellini chiede scusa per un articolo scritto nel 2018 sul rapimento di Silvia Romano. Nel novembre di quell’anno, all’indomani del sequestro della giovane cooperante in Kenya, il giornalista del Corriere della Sera finì al centro di una polemica per aver scritto nella sua rubrica quotidiana il Caffè parole che alcuni avevano interpretato come una critica nei confronti della stessa Romano.

    Nella serata di ieri, domenica 10 maggio 2020, poche ore dopo la liberazione e il rientro in Italia di Silvia, Gramellini è tornato su quella diatriba in un post sulla sua pagina Facebook, riconoscendo di aver fatto un errore di comunicazione e scusandosi ma sottolineando anche la sua buona fede: quell’articolo – dice in sostanza il giornalista – non era contro Silvia Romano ma a suo favore.

    Gramellini: “Su Silvia Romano feci un errore di comunicazione, mi scuso”

    “Sull’onda di una splendida notizia, la liberazione di Silvia Romano, sui social è rispuntato il Caffè che scrissi il giorno del suo rapimento”, si legge nel post. “Nelle mie intenzioni quell’articolo voleva essere una risposta a chi critica l’impegno e il coraggio dei giovani come Silvia e una difesa di tutti coloro che sanno ancora sognare un mondo migliore. L’effetto che ottenni fu paradossalmente l’opposto di quello desiderato, soprattutto a causa dell’incipit infelice dell’articolo, dove davo l’impressione di criticare chi in realtà intendevo difendere. Fu un mio errore, sia chiaro. L’incomprensione di un testo è sempre responsabilità di chi lo scrive e non di chi lo legge”.

    “In un diario pubblico che esce quasi tutti i giorni, può succedere ogni tanto di sbagliare le parole, e me ne scuso”, prosegue Gramellini. “Mi piacerebbe solo che fosse riconosciuta la buona fede dell’estensore. Ho scritto articoli a favore del volontariato e dei cooperanti rapiti, fin dai tempi di Simona Parri e Simona Torretta. Ho partecipato alle loro iniziative e li ho intervistati in tv: sono onorato di avere avuto per due volte alle Parole della Settimana (programma tv condotto dallo stesso Gramellini in onda su RaiTre, ndr) il formidabile Nicolò Govoni, fondatore della ONG che organizza scuole per i profughi e candidato al Nobel per la Pace. Chiedo ancora scusa per quel mio errore di comunicazione. Bentornata Silvia, e un caro saluto a tutti voi”.

     

     

    Silvia Romano il contestato articolo di Massimo Gramellini del 2018

    Ma cosa c’era scritto in quel contestato articolo? Andiamo a vedere. Era il 22 novembre 2018 e nella rubrica il Caffè sul Corriere della Sera Massimo Gramellini esordiva così: “Ha ragione chi pensa, dice o scrive che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya da una banda di somali avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas, invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta. Ed è vero che la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto”.

    Questo fu il passaggio incriminato: alcuni interpretarono le parole del giornalista come una critica nei confronti dell’impegno in Africa di Silvia Romano in qualità di giovane cooperante. Gramellini, tuttavia, nelle righe successive precisava meglio il suo punto di vista.

    “Ci sono però una cosa che non riesco ad accettare e un’altra che non riesco a comprendere. Non riesco ad accettare gli attacchi feroci a qualcuno che si trova nelle grinfie dei banditi. E non riesco a comprendere che tanta gente possa essersi così indurita da avere dimenticato i propri vent’anni. L’energia pura, ingenua e un po’ folle che a quell’età ti spinge ad abbracciare il mondo intero, a volerlo conoscere e, soprattutto, a illuderti ancora di poterlo cambiare”.

    “Silvia Romano – concludeva Gramellini – non ruba, non picchia, non spaccia. Non appartiene alla tribù dei lamentosi e tantomeno a quella degli sdraiati. La sua unica colpa è di essere entusiasta e sognatrice. A suo modo, voleva aiutarli a casa loro”.

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