Giulio Iachetti, marito della quarta vittima di Fidene: “Incontrerò Campiti in tribunale, voglio giustizia per mia moglie”
“Voglio la giustizia, che esiste, e che mia moglie merita. Incontrerò in tribunale l’uomo responsabile di questa tragedia, perché è l’ultimo collegamento tra Fabiana e questo mondo. Io sarò presente a ogni singola udienza”. Così, Giulio Iachetti, ingegnere di 49 anni, su Claudio Campiti, il killer che domenica 11 dicembre ha fatto fuoco durante una riunione condominiale a Fidene. Iachetti è il marito di Fabiana De Angelis, la quarta vittima della sparatoria, deceduta dopo aver lottato fra la vita e la morte per 48 ore.
Dopo la morte di Fabiana, per Iachetti, l’unica ragione di vita è tenere in piedi la sua famiglia. I due figli, di 16 e 14 anni, e il cane Byron, un labrador di 4 anni. Insieme al sostegno del suocero, Luciano De Angelis. Alla domanda su come riuscirà a dare un senso a questa tragedia, Iachetti spiega al Corriere della Sera, che “ciò che è successo è illogico. L’ingiustizia sociale che è avvenuta deve essere un segnale: tutto ciò che non è equo ha delle conseguenze. Il punto ora è trovare il modo per poter reagire positivamente e in questo voglio prendere esempio proprio da Fabiana, dalla sua capacità di trovare il lato buono di ogni cosa, ma anche dalla sua pragmaticità. Essere in grado di trovare sempre le parole giuste come lei. Mia moglie è sempre riuscita a tenere insieme le persone”.
E ancora: “Da qualche anno quando esco con il cane, per allenare il mio inglese ascolto i discorsi di Michael Sandel, un insegnante di filosofia statunitense che descrive la differenza tra l’utilitarismo e la filosofia kantiana. C’è una frase incredibile di Kant che dice: anche se il maggior sforzo non approdasse a nulla e restasse una pura e semplice buona volontà, essa brillerebbe di luce propria. Questo pensiero sta governando le mie giornate”. Grazie a questo pensiero riesco ora a farsi forza. Poi ricorda il suo rapporto con la moglie: “La mia vita insieme a Fabiana era come un lego da costruire, mattone dopo mattone. Ora mi sento come se fosse passata una persona dispettosa che ha tirato giù tutto. La nostra costruzione è sparsa per terra, ma oggi comincio a ricostruire insieme ai miei figli. Il problema è che quando fai un lego grande, poi è difficile rifarlo uguale. Alcuni pezzi non riusciremo più a trovarli, altri cambieranno forma. Ripartiremo da qua. Ad esempio, visto che mia moglie è commercialista, io non ho mai tenuto i conti di casa. Ieri ho passato la giornata a capire come arrivano le bollette, come pagare il condominio”, racconta al Corriere.
Fabiana, prosegue, era “una persona molto solare. Ci siamo conosciuti che avevo 13 anni, abbiamo passato 37 anni insieme, prima da amici, poi da innamorati. Dico spesso ai miei amici: ho scelto lei da sempre. L’anno prossimo, il 26 aprile, avremmo fatto 20 anni di matrimonio. Quando eravamo ragazzi la andavo a prendere a casa, andavamo in birreria dietro Porta Pia e ci raccontavamo delle nostre reciproche storie. A un certo punto mi sono dichiarato. Lei all’inizio non era così convinta, ma dopo un po’ tornò da me. Siamo stati insieme quattro anni e poi ci siamo sposati. Dopo un paio d’anni è nata nostra figlia, dopo altri due il fratello. Oggi che stiamo affrontando una sfida, vedo che i ragazzi riescono a impostare un nuovo percorso: è l’effetto di mia moglie. Siamo sempre stati una famiglia normale”. Una famiglia normale, ma soprattutto felice, fino a questo momento. “Sì, molto, però attualmente siamo su un’altalena. Cerchiamo di tenerci stretti. Dire che in questa casa qualcuno è felice ora, sarebbe una bugia. Ma in altri momenti la felicità è stata la nostra normalità”, conclude.