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    Ex terroristi arrestati, Mario Calabresi: “Giustizia è fatta, no zone franche per chi ha ucciso”

    Mario Calabresi, ex direttore di Repubblica e figlio di Luigi Calabresi (assassinato da Lotta Continua), commenta gli arresti di Parigi

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 28 Apr. 2021 alle 18:44 Aggiornato il 29 Apr. 2021 alle 20:10

    Sette ex terroristi, accusati in Italia di atti commessi negli anni ’70 e ’80, sono stati arrestati questa mattina in Francia, su richiesta dell’Italia. Altri tre sono ricercati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse”. Subito è arrivato il commento di Mario Calbresi, figlio del commissario ucciso Luigi Calabresi e ex direttore di Repubblica:  “Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo #annidipiombo”, ha scritto in  un tweet.

    Dei 7 fermati, quattro hanno una condanna all’ergastolo: Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi – tutti e tre ex appartenenti alle Brigate Rosse – e Narciso Manenti, dei Nuclei armati contro potere territoriale. Per Giovanni Alimonti ed Enzo Calvitti, anche loro delle Br, la pena da scontare è rispettivamente 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Giorgio Pietrostefani, fondatore di Lotta Continua e condannato a 22 anni per l’omicidio Calabresi, deve ancora scontare una pena di 14 anni, 2 mesi e 11 giorni.

    Tutti gli ex terroristi sono stati arrestati a Parigi, e sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell’Italia. I tre brigatisti in fuga sono Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura. Il blitz è scattato a pochi giorni proprio dalla prescrizione dei reati a carico di Bergamin (uno degli ideologi del PAC, il gruppo armato in cui aveva militati Cesare Battisti, condannato per due omicidi) e Di Marzio, che partecipò al sequestro del poliziotto Nicola Simone.

    Leggi anche: 1. Il primo attacco allo stato delle Brigate Rosse / 2. Ricordando Aldo Moro / 3. Dov’ero quando Aldo Moro è stato rapito: il ricordo

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