Dopo 7 anni emerge la verità sulla fine di Maria Chindamo, uccisa e data in pasto ai maiali: 81 arresti
Aveva reso pubblica una relazione sentimentale dopo la morte del marito. È uno dei motivi per cui nel 2016 è stata uccisa l’imprenditrice 42enne Maria Chindamo, il cui corpo è stato in pasto ai maiali.
È quanto emerge dall’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro, che oggi ha portato all’arresto di 81 persone.
A uccidere Maria Chindamo sarebbe stato, secondo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Salvatore Ascone, arrestato nel blitz di oggi dei carabinieri.
Il 57enne avrebbe commesso l’omicidio insieme ad altre due persone, una delle quali era all’epoca minorenne mentre l’altra è nel frattempo deceduta.
Dall’inchiesta è emerso, in particolare, che l’imprenditrice è stata fatta sparire ed uccisa per la relazione sentimentale che aveva reso pubblica dopo il suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuto nel 2015. L’uomo si era tolto la vita pochi giorni dopo la separazione dalla donna.
“È stata uccisa quando si è permessa di postare le foto con il suo nuovo compagno”, ha detto il procuratore capo Nicola Gratteri. “Dopo due giorni è stata uccisa in un modo inumano, tragico. Oltre alla ferocia dell’omicidio, anche la malvagità e la cattiveria sul corpo”.
Il femminicidio, avvenuto esattamente un anno dopo la morte di Puntoriero, avrebbe avuto inoltre come movente l’interesse di alcune cosche di ‘ndrangheta del vibonese per alcuni terreni di cui l’imprenditrice aveva acquisito la proprietà dopo il suicidio del marito.
“Bruciava l’idea che i terreni fossero gestiti da una donna che addirittura si sarebbe permessa di rifarsi una vita”, ha sottolineato Gratteri. “C’è un duplice aspetto da tenere in considerazione sulla morte. Da una parte non gli è stata perdonata questa libertà, la gestione dei terreni che aveva avuto in eredità e questo nuovo amore; dall’altra gli interessi, gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta sul terreno. Tutto questo ha condotto all’omicidio”.
Tra gli arrestati, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, figurano avvocati, dirigenti ospedalieri e politici, come l’ex presidente della provincia di Vibo Valentia Andrea Niglia.
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