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    Manifestazione contro l’invasione turca in Siria, i curdi a TPI: “A rischio non c’è solo il Rojava, il governo italiano prenda posizione”

    La comunità curda in Italia ha lanciato un presidio contro l'attacco militare della Turchia nel nordest della Siria

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 9 Ott. 2019 alle 18:49 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:15

    Manifestazione curdi a Roma: “A rischio non c’è solo il Rojava, il governo italiano prenda posizione”

    Lo stesso giorno in cui la Turchia lancia i primi raid nel nord della Siria, a Roma i curdi lanciano una manifestazione a piazza Barberini, contro l’invasione turca in Rojava. Un presidio che punta anche a sollecitare il governo italiano ed europeo a prendere posizione su quanto sta accadendo.

    “Se l’Europa resta in silenzio per noi è complice del governo turco, complice di assassini e terroristi”, dice ai microfoni di TPI Fatma Gulmess, che appartiene alla comunità curda in Italia e fa parte della Rete Kurdistan Italia, che ha organizzato la mobilitazione. “Vogliamo che il governo italiano si svegli e smetta di vendere armi alla Turchia, che non la sostenga. Invitiamo tutti i compagni e le compagne che voglio la pace a mobilitarsi con noi”.

    “Ci siamo radunati qui vicino all’ambasciata statunitense, perché loro si stanno ritirando dal Rojava”, commenta Sait Dursun, anche lui membro della Rete Kurdistan Italia e del centro culturale Ararat di Roma. “Così stanno permettendo alla Turchia di realizzare ciò che all’Isis non è riuscito a fare. Con l’attacco della Turchia le cellule dell’Isis, che erano dormienti, si sono rianimate. Nella città di Raqqa ci sono stati molti attacchi suicidi da parte dei membri dell’Isis”.

    Al fianco della comunità curda sono scesi in piazza anche semplici cittadini che hanno voluto manifestare la loro solidarietà al popolo curdo, principale protagonista negli scorsi anni della lotta contro i terroristi dell’Isis in Siria. Anche il Pd di Roma ha aderito all’iniziativa, con la partecipazione del segretario Andrea Casu.

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    Cosa sta succedendo con l’invasione della Turchia in Siria

    Il 9 ottobre il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha annunciato su Twitter l’inizio dell’operazione militare contro le forze curde nel nord-est del Paese. Combattenti curdi denunciano raid su aree civili.

    In particolare, si sono registrate diverse esplosioni nella località siriana denominata “Primavera della pace”: la città di Ras Al-Ayn, nota come Sare Kenye in curdo, una delle aree abbandonate negli scorsi giorni dai militari statunitensi. L’agenzia Anadolu riferisce di colpi di artiglieria su obiettivi dell’Ypg a Tal Abyad.

    Il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha rivolto un appello alla Turchia: “Blocchi l’operazione militare in corso, la via militare non porta mai a buoni risultati”, ha detto.

    “Sono stato appena informato dell’iniziativa unilaterale della Turchia sulla quale non posso che esprimere preoccupazione”, ha detto il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte in conferenza stampa con il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, a Palazzo Chigi.

    Intanto, Belgio, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito hanno chiesto di tenere consultazioni urgenti del Consiglio di Sicurezza Onu giovedì mattina sulla Siria, secondo quanto fanno sapere fonti diplomatiche delle Nazioni Unite.

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