Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Il compagno della mamma che ha rinunciato alle cure per far nascere la figlia: “Dovevo ammalarmi io”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 28 Nov. 2024 alle 09:58

    Parla il compagno della mamma che ha rinunciato alle cure

    Dalla felicità per la nascita della figlia Megan al dolore per la scomparsa della donna che amava, la 38enne Deborah Vanini, morta a causa di un tumore scoperto proprio durante la gravidanza.

    Massimo Chinaglia, questo il nome del compagno della donna, in un’intervista al Corriere della Sera ha ricordato la sua compagna spiegando anche perché la donna abbia deciso di rinunciare alle cure pur di dare alla luce la figlia.

    “Ha pensato sempre prima agli altri che a se stessa. Lo ha fatto anche per nostra figlia. Ha scelto di proteggere lei piuttosto che curarsi. Abbiamo passato notti a piangere. Aveva paura. Ma non ha mai avuto un dubbio sulla sua scelta. Io ho avuto dubbi, lei mai”.

    Massimo e Deborah da tempo sognavano di avere un figlio: “Avevamo preso la nuova casa, più grande, pensando al nostro progetto di vita. E quando finalmente sembrava che tutto andasse per il verso giusto ecco la batosta. Deby non se lo meritava”.

    Sulla rinuncia alle cure, l’uomo afferma: “Io ho fatto quello che ha voluto Deborah. Lei non ha esitato un solo istante. Io non so cosa senta una donna quando aspetta un figlio, ma lei non ha avuto dubbi. Mi ha detto: facciamo nascere la nostra bambina, poi penserò a me. Mesi drammatici. Non avevamo neppure la certezza che riuscisse a portare a termine la gravidanza”.

    Ora, l’uomo dovrà crescere la figlia da solo: “Quanto abbiamo pianto. Deborah aveva paura, ma si preoccupava sempre degli altri. Io non sapevo cosa dire, ma le sono stato accanto ogni istante e ho fatto sempre quello che voleva lei. Ora ho solo un vuoto enorme. Ho perso tutto e non nascondo di avere ancora tanti dubbi. Mia figlia crescerà senza la sua mamma, senza la persona più importante della vita. Non dovrebbe capitare a nessuno. Tante volte ho ripetuto che mi sarei dovuto ammalare io, che per la mia bambina sarebbe stato meglio avere la sua mamma. L’ho detto anche al sacerdote al funerale, Deborah era un angelo buono”.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version