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    Mistero sulla morte di una mamma in sala operatoria

    Si era sottoposta a un bypass gastrico

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 20 Lug. 2019 alle 16:15 Aggiornato il 22 Lug. 2019 alle 08:32

    Mamma morta in sala operatoria durante un intervento

    Una mamma di 35 anni, Annalisa Zizza, è morta dopo un intervento di 10 ore alla clinica Mater Dei di Bari. Entrata alle 9 del mattino in sala operatoria, dove si sarebbe dovuta a sottoporre a un intervento di bendaggio gastrico, che riduce le dimensioni dello stomaco e consente di perdere peso, non ne è più uscita viva.

    I medici, intorno alle 19 di giovedì scorso, 18 luglio, sono usciti dalla sala e hanno informato il marito che la donna era morta. Ad attenderla a casa, ad Ostuni, dove abitavano, anche un bimbo, il figlio di 5 anni.

    I familiari, anche se ancora sconvolti dalla notizia, hanno presentato denuncia ai carabinieri, assistiti dall’avvocato Fabio Cervellera. La notizia è pubblicata dal Quotidiano di Puglia.

    Il pubblico ministero del Tribunale di Bari ha stabilito che lunedì mattina, 22 luglio, sarà eseguita l’autopsia sulla salma di Annalisa, la mamma morta. Servirà a fare luce sulle cause della morte e, forse, a restituire un po’ di giustizia alla famiglia.

    Famiglia che chiede solo che sia fatta luce su quello che è successo davvero in sala operatoria quel maledetto giovedì pomeriggio.

    Ostuni è una città sconvolta dal dolore per quello che è successo. Il marito di Annalisa, impiegato della Telecom e molto noto nella piccola città pugliese, è stato sommerso sui social dall’affetto di chi ha voluto scrivere un messaggio di cordoglio.

    I dubbi sul chirurgo che ha operato Annalisa

    E su Facebook c’è anche chi, anche se ancora stravolto dalla rabbia e dal dolore, racconta una versione diversa dei fatti. L’intervento nel quale è morta Annalisa sarebbe dovuto servire “per capire la natura di una massa emersa dal risultato di un RX”, scrive una persona vicina alla famiglia su Facebook. Precisando che sta raccontando “i fatti esattamente per come sono andati” e non come sono stati raccontati.

    E sul banco degli imputati, ancora soltanto metaforicamente in attesa del lavoro dei magistrati, è finito il chirurgo che ha operato Annalisa Zizza.

    A ricordare un caso precedente è sempre la stessa amica di famiglia che, su Facebook, posta un vecchio articolo della Gazzetta del Sud.

    La notizia, del 2010, riguarda la condanna del chirurgo Alessandro Besozzi, allora 60enne, a un anno e dieci mesi di reclusione per omicidio colposo e falso per la morte, nel 2007, di Davide Roselli, 33 anni, durante un intervento di bypass gastrointestinale (o bendaggio gastrico) alla clinica Madonnina di Bari.

    Il giudice stabilì anche che il medico avrebbe dovuto pagare 300 mila euro per il risarcimento alle parti civili, tra cui i familiari, ma anche Federconsumatori e Codacons.

    “Una sentenza che, pur nella irreparabilità del dramma umano, restituisce ai familiari almeno il senso della giustizia”, commentò allora l’avvocato della famiglia Roselli, Francesco Paolo Sisto .

    La stessa giustizia che adesso stanno cercando i familiari di Annalisa Zizza.

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