Mafia, il collaboratore parlamentare arrestato e le offese a Falcone | AUDIO
Insulti pesantissimi al giudice ucciso dalla mafia Giovanni Falcone. Il boss Matteo Messina Denaro definito “primo ministro”. Emerge anche questo dalle conversazioni intercettate di Antonello Nicosia, l’esponente dei Radicali Italiani, per un periodo anche collaboratore di una deputata, che oggi su ordine della Procura di Palermo è stato arrestato per associazione mafiosa, con l’accusa di aver fatto da tramite tra alcuni boss in carcere e i clan sfruttando la sua posizione di assistente parlamentare.
Nicosia, 48 anni, originario di Sciacca, Agrigento, considerato vicino ai fedelissimi del superlatitante Messina Denaro, definiva la morte di Falcone “incidente sul lavoro” e di lui diceva che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”.
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“Bisogna cambiare il nome dell’aeroporto di Palermo… Falcone e Borsellino? Ma perché dobbiamo sempre arriminare la stessa mer…?”, è una delle frasi di Nicosia intercettate. “Che poi, Falcone è morto… per che cosa, per un incidente sul lavoro!”, scherzava parlando con un avvocato.
Oltre a dare giudizi sprezzanti sul giudice ammazzato a Capaci nel 1992, poi, Nicosia definiva Messina Denaro “il nostro Primo ministro”. Non sapendo di essere intercettato parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono il 48enne discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore a parlare con cautela proprio di Messina Denaro. “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)”, diceva.
Con Nicosia sono state arrestate anche altre quattro persone per associazione mafiosa e favoreggiamento. Nel corso degli accertamenti è stato trovato il tesserino da collaboratore parlamentare di Nicosia, assistente della deputata Pina Occhionero, eletta alle Politiche 2018 nelle liste di Leu e poi passata al nuovo movimento Italia Viva.
Occhionero non è indagata. A quanto pare Nicosia operava ad insaputa della parlamentare. Il collaboratore entrava in carcere insieme alla deputata, incontrava boss e portava all’esterno i loro messaggi.