“È un bravo ragazzo, tirano fuori Gomorra perché veniamo da Napoli. Quei soldi mi aveva detto di averli vinti al Superenalotto”. Sono le parole, riferite a La Stampa, con cui la madre di Giuseppe Montella, il leader del gruppo di carabinieri della caserma di via Caccialupo a Piacenza arrestati con l’accusa di spaccio, torture e ed estorsioni, difende suo figlio. A definirlo come leader è il gip di Piacenza, Luca Milani, che ha descritto il 37enne come un uomo che “non mostra paura di nulla ed è dotato di un carattere particolarmente incline a prendere parte ad azioni pericolose e violente”.
“Se Peppe era di Piacenza non lo dicevano che era Gomorra”, ha insistito la donna che dalla villa di Gragnano Trebbiense sostiene di non credere “a tutte quelle storie sentite in televisione”. “Se faceva veramente del male, deve pagare, ma io non ci credo. Un bravo ragazzo, si stava pure laureando in Giurisprudenza”, ha osservato la madre di Montella, che secondo l’accusa conduceva insieme agli altri colleghi un vero e proprio traffico di droga con il quale arrotondare i soldi dello stipendio da statale. Per i quattro si trattava di un’attività molto redditizia, tanto che Montella con i proventi dei traffici illeciti aveva potuto acquistare una villa da 270 mila euro alle porte di Piacenza e, dal 2008 ad oggi, 16 moto di grossa cilindrata e 11 macchine di lusso, tra cui Bmw, Mercedes, una Porsche Cayenne, e un’Audi (pagata, peraltro, solo 10mila euro). L’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore di Piacenza Grazia Pradella, ha portato al sequestro della caserma piacentina.