Lulù Selassiè e lo stalking a Manuel Bortuzzo, le parole dell’avvocato di lei
Niccolò Vecchioni, l’avvocato di Lucrezia “Lulù” Hailé Selassiè, l’influencer e sedicente principessa etiope denunciata per stalking nei confronti del suo ex Manuel Bortuzzo, difende la sua assistita dalle accuse.
Intervistato da Fanpage, il legale ha definito “un fulmine a ciel sereno” le accuse: “Da parte di Lucrezia non c’è mai stata la volontà di perseguitare nessuno, non ha mai avuto coscienza del fatto che, cercando Manuel, lui potesse sentirsi perseguitato”.
“Ci sono stati dei contatti reciproci tra i due nel corso del periodo in cui Bortuzzo sostiene si sia verificato lo stalking, lui non è mai stato netto nel rifiuto di avere contatti con Lulù. La mia assistita dice il vero quando fa riferimento alla difficoltà di decifrare i suoi comportamenti. Lo dimostreremo attraverso le prove che forniremo a processo” ha spiegato Vecchioni.
L’avvocato ha poi parlato dei rapporti complessi tra Lulù e Manuel: “I rapporti di coppia non sempre hanno un andamento lineare e questi comportamenti ambigui nei suoi confronti hanno fatto sì che lei lo cercasse in alcune occasioni, ma senza alcun intento persecutorio. Nemmeno immaginava che questi suoi tentativi di approccio potessero essere interpretati come molestie o atti persecutori”.
“Questa situazione si è creata proprio perché c’è stata poca chiarezza nell’esplicitare di voler interrompere la relazione. Aveva dei comportamenti che potevano lasciar intendere che ci fosse ancora un interesse e che sicuramente hanno avuto una rilevanza nell’indurre Lulù a cercarlo. Se ci fosse stato un allontanamento radicale e netto, in questo momento non staremmo discutendo di nulla”.
Vecchioni ha precisato che Lucarezia Selassiè non si è mai dichiarata colpevole ma “solo definito errati alcuni suoi comportamenti rispetto ai quali lei stessa a distanza di tempo lei ha maturato un giudizio di autocritica”.
Intanto la ragazza è costretta a indossare un braccialetto elettronico, una misura che l’avvocato considera eccessiva: “Intervenire in modo così deciso nei confronti di una ragazza che non ha mai avuto comportamenti che potessero attentare all’incolumità della persona offesa e alla sua sicurezza è sicuramente una scelta sproporzionata. E stiamo parlando di una misura che va avanti da sei mesi, perché le riforme recenti hanno decretato l’obbligo di applicazione del braccialetto elettronico a tutti quei soggetti che sono indagati per stalking e ai quali viene imposto il divieto di avvicinamento”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it