Ai parenti di Luana D’Orazio, la giovane operaia morta il 3 maggio scorso in un’incidente nell’azienda tessile in cui lavorava a Montemurlo, spettano 166mila euro di indennizzo. La somma è stata calcolata dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro tramite le tabelle.
La procura di Prato ha chiesto il processo per Luana Coppini, titolare della ditta in cui lavorava Luana, il marito Daniele Faggi, che l’accusa considera il titolare ”di fatto”, e Mario Cusimano, il tecnico manutentore esterno della ditta. I tre sono accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche, in relazione alle modifiche tecniche apportate ai sistemi di sicurezza dell’orditoio di campionatura che ha ucciso la ragazza.
Luana Coppini ha fatto sapere di volersi occupare della famiglia della giovane vittima e del figlio rimasto orfano: ”Darò un contributo economico, è l’unico modo per fare qualcosa per Luana e suo figlio. L’unico mio scopo è cercare di aiutare la famiglia della ragazza che per me era molto di più di un’operaia, non cerco sconti o attenuanti, sono pronta a pagare, dovevo vigilare di più”.
Il processo si aprirà il 7 aprile. In vista dell’udienza preliminare Luana Coppini ha detto: “L’unico mio scopo è cercare di aiutare la famiglia della ragazza che per me era molto di più di un’operaia. La mia è un’azienda a gestione familiare, ci si aiuta, si parla, si cerca di risolvere i problemi – ha spiegato la donna -. Non so chi abbia fatto la manomissione, fra l’altro non serviva a nulla sia in termini di produzione sia di guadagni”.
La mamma di Luana, Emma Marrazzo, intervenuta su La 7 ha contestato le dichiarazioni di Luana Coppini: “Mia figlia e la titolare non avevano quel rapporto di complicità e di amicizia che va raccontando. Non lascerò che questa tragedia rimanga impunita: Luana è diventata un simbolo pagando con la sua vita. Chi ha causato la sua morte dovrà assumersene la responsabilità”.