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    In Lombardia la Lega chiede l’obbligo di sepoltura dei feti dopo l’aborto: scoppia la polemica e il Carroccio ritira l’emendamento

    Un 'gadget' distribuito durante il 13/o Congresso mondiale delle famiglie, a Verona il 29 marzo 2019. Credit: Ansa

    In aula si è sfiorata la rissa con i Cinque Stelle e dopo lo scontro la Lega ha deciso di ritirare la proposta

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 26 Lug. 2019 alle 09:43 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 19:29

    La Lega chiede in Regione Lombardia l’obbligo di sepoltura dei feti dopo l’aborto

    Al consiglio della regione Lombardia la Lega chiede di introdurre l’obbligo di seppellire i feti dopo l’aborto e il 24 luglio propone un emendamento all’assestamento di Bilancio per tornare alla vecchia legge sui servizi funebri. Il “vincolo” della sepoltura degli embrioni era già stato introdotto dall’ex presidente della regione Formigoni nel 2007, ora ai domiciliari con la condanna di corruzione. L’insolita normativa era rimasta in vigore fino al febbraio scorso, quando l’assemblea regionale ne decise l’annullamento su proposta del Pd.  A riproporla questa volta è il consigliere leghista Massimiliano Bastoni.

    Stando alla proposta le strutture sanitarie nelle quali avviene l’aborto avrebbero l’obbligo di seppellire i feti e i “prodotti del concepimento” sotto le 28 settimane di gestazione. Questo “dovere” sarebbe imposto a ospedali e cliniche anche nel caso in cui i genitori siano contrari.

    In tarda serata però le opposizioni hanno ribattuto che la questione non rientrava nelle norme di bilancio, perché sul tema ogni consigliere aveva una sensibilità diversa e dallo scontro verbale si è arrivati a un certo punto quasi allo scontro fisico tra i consiglieri del Movimento Cinque Stelle e quelli della Lega. Per questa ragione il presidente Alessandro Fermi ha dovuto sospendere la seduta.

    Dopo le liti nella mattinata 26 luglio, il consigliere del Carroccio Massimiliano Bastoni, pur rivendicando la sua “battaglia presentata con grande onore e orgoglio”, ha accettato di ritirare l’emendamento.

    La reazione del Pd

    Anche la reazione del Pd che aveva promosso la cancellazione della norma è stata tempestiva e durissima. In un post su Facebook la consigliera regionale del Partito Democratico Antonella Forattini aveva dichiarato che “quello della Lega è un emendamento ideologico, peggiorativo di una legge approvata solo 5 mesi fa, frutto di lunghi mesi di lavoro. Una legge che salvaguarda la volontà della donna”. “La Lega vuole sconfessare un voto unanime. Noi voteremo no con convinzione. È difficile immaginare come i consiglieri della maggioranza possano accettare di sconfessare se stessi”, aggiungeva.

    L’incoerenza del Carroccio, infatti, come sottolineava la consigliera era dovuta al fatto che 5 mesi fa l’abolizione di quella legge fu approvata con l’unanimità dei voti. La nuova richiesta di revisione invece rappresentava un cambio di rotta della Lega rispetto a quella prima votazione.

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