Nella puntata del programma tv Report andata in onda su RaiTre lunedì 26 ottobre è tornata in primo piano l’inchiesta sull’affidamento senza gara in favore della multinazionale Diasorin da parte della Regione Lombardia: un accordo in esclusiva dal valore di 2 milioni di euro per l’acquisto di 500mila test sierologici e molecolari, da sottoporre alla popolazione, per la diagnosi di infezione da Coronavirus.
I fatti della vicenda hanno luogo nel mese di marzo 2020, mentre in tv scorrevano le terribili immagini di Begramo: queelle bare dei deceduti per Covid-19 portate fuori dalla città dall’esercito. La pandemia era solo all’inizio ed ancora né lo Stato né le Regioni erano pronti ad affrontare la situazione con gli strumenti necessari.
Nelle more dell’affidamento diretto perpetrato a favore della Diasorin, alcuni sindaci lombardi, allarmati per la potenza virale di questo virus appena entrato nelle case della popolazione, decidevano in autonomia di fare accertamenti nei propri Comuni tramite test sierologici ai cittadini. Ci sarebbe voluto un altro mese prima che la Regione avesse distribuito i propri test.
Il sindaco di Robbio, in provincia di Pavia, Roberto Farnese, insieme al collega di Cisliano, comune della città metropolitana di Milano, Luca Durè – intervistati dai giornalisti di Report – hanno raccontato delle pressioni ricevute dalla Regione Lombardia proprio per interrompere questi accertamenti già avanzati sulla popolazione e che hanno tempestivamente consentito di scoprire nel solo Comune di Robbio oltre 400 positivi a fronte dei primi 20 casi accertati ad inizio pandemia.
Le pressioni, raccontano i sindaci, avevano un tono tassativo e perentorio, e avrebbero costretto gli amministratori ad una interruzione dello screening di massa, già iniziato in altre Regioni come Veneto ed Emilia Romagna per conto di un’altra impresa leader nel settore, la Techogenetics, concorrente della Diasorin nello stesso mercato.
Nella puntata di Report viene rivelato il contenuto di alcune mail inviate da Aziende Sanitarie lombarde in cui si diffidavano i sindaci dall’interrompere la somministrazione di test per “incompatibilità di procedere con gli accertamenti programmati”, nonché per mancata autorizzazione a procedere con una “iniziativa inopportuna” per la ricerca di anticorpi anti-Coronavirus.
Le ragioni? La sussistenza di un accordo in esclusiva tra la Regione Lombardia e la Diasorin, già annullato da una sentenza emanata dai giudici amministrativi del Tar Lombardia in primo grado e, ad oggi, sospesa in appello dal Consiglio di Stato. L’ordinanza cautelare n. 4270 del 16 luglio scorso, ha infatti sospeso l’esecutività della sentenza impugnata dalla Diasorin, disponendo approfondimenti istruttori nei confronti del direttore del Dipartimento per la formazione e per la ricerca del MIUR circa le prassi operative eseguite dalle Fondazioni IRCCS in base alla normativa di cui all’art. 8, comma 5 d.lgs. 288/2003 1 .
Se quindi l’accordo è ad oggi ancora in essere, i consiglieri di Stato hanno disposto ulteriori approfondimenti per la definizione nel merito della controversia in base alla normativa che disciplina questi accordi e che dispone le modalità di distribuzione dei profitti in relazione alla eventuale brevettazione dei risultati ed al loro sfruttamento.
Il vincolo di destinazione, afferma infatti la normativa, è circoscritta al finanziamento delle attività istituzionali. Se l’impresa Diasorin, con un accordo in esclusiva con la Regione Lombardia, pensava di trarne profitto e lucrare tramite la sottoscrizione dell’accordo con il Policlinico San Matteo, la sussistenza di un vincolo di destinazione ne impedisce ogni speculazione destinando gli eventuali profitti ad una finalità pubblica della ricerca. La norma impone anche che nell’accordo devono essere garantite adeguate regole di trasparenza dei flussi finanziari, con obblighi di rendicontazione.
La fissazione dell’udienza di merito a breve, darà quindi una definizione del giudizio in cui sussistono molteplici interessi in contrasto, tra cui quelli della Diasorin e quelli della Techogenetics, due colossi della farmaceutica che hanno palese interesse ad entrare in affari con la Regione Lombardia.
In conclusione, si desume che dai fatti emersi nella puntata di Report, i sindaci abbiano dato piena dimostrazione di coraggio nel continuare in autonomia gli accertamenti necessari a diagnosticare la presenza del virus e di eventuali anticorpi nella popolazione, al fine di tutelare quel bene primario come la salute pubblica, che molto spesso viene sacrificato in nome dell’affarismo più bieco che sussiste nell’ambito sanitario.
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