Le Ats della Lombardia stanno cercando medici, infermieri, assistenti sanitari o ostetriche che si rendano disponibili per svolgere “attività di volontariato” per la somministrazione dei vaccini. La notizia, come riporta l’agenzia Dire, ha provocato la reazione degli Ordini delle professioni infermieristiche della Regione.
“Si ritiene indispensabile che un servizio di alto impatto sociosanitario come la vaccinazione debba essere formalizzato anche attraverso una forma contrattuale che riconosca il valore dei professionisti”, hanno scritto i presidenti degli Ordini in una lettera indirizzata al direttore generale dell’assessorato al Welfare della Regione, Marco Trivelli, lo scorso 22 gennaio.
I bandi delle Ats, secondo gli Ordini infermieristici, sono in conflitto con l’avviso pubblico presentato dal commissario del governo Domenico Arcuri per la campagna vaccinale, in cui ai medici e agli infermieri viene offerta l’assunzione. Un altro elemento problematico riguarda il tempo, con “il reclutamento di professionisti sotto forma di volontariato per una campagna che durerà almeno un anno”.
“Crediamo che questa non sia una richiesta accoglibile per il personale infermieristico che sta lavorando durante l’emergenza sanitaria e che sta già facendo sforzi enormi”, dichiara Stefania Pace, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Brescia.
A rilanciare la denuncia degli infermieri è Stefania Mammì, deputata dei Cinque stelle. “Ritengo essenziale che un servizio di rilevanza sociosanitaria come la vaccinazione debba essere prestato dagli operatori sanitari a fronte di un adeguato inquadramento contrattuale e non a titolo gratuito”, ha scritto a sua volta la deputata in un’altra lettera inviata a Trivelli.
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