“Non andavo a 124 chilometri orari, al massimo a 65. Lei non ha rispettato la precedenza”. Si difende Matteo Di Pietro di fronte al gip Angela Gerardi. Lo fa nell’interrogatorio di garanzia a 5 giorni dal suo arresto, a due settimane dall’incidente a Casal Palocco in cui, alla guida della Lamborghini Urus, ha travolto una Smart ferendo la donna al volante, uno dei suoi figli e uccidendo l’altro, il piccolo Manuel di 5 anni.
E ha aggiunto: “La Smart ha girato all’improvviso. Me la sono trovata davanti e ho tentato di frenare”. Un’ora per raccontare la sua versione, smentita dai primi rilievi degli inquirenti che nell’ordinanza di arresto gli contestano di avere spinto il pedale dell’acceleratore del Suv Lamborghini fino a 124 chilometri orari in una strada urbana. Ma Di Pietro ha anche voluto esprimere al giudice il suo dolore per quanto accaduto e presto, con ogni probabilità, scriverà una lettera alla famiglia del bambino: “Vorrei tornare indietro, vorrei che tutto questo non fosse accaduto. Sono distrutto”. E anche il nuovo legale del ragazzo, Antonella Benveduti, sottolinea: “Questa è una tragedia per tutti – il mio assistito è distrutto, sconvolto, così come la famiglia di Manuel: ci sono due famiglie distrutte”.