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    Liliana Segre racconta gli insulti No Vax: “Mi hanno scritto: ‘Quello che non ha fatto Hitler spero lo faccia il Covid

    La senatrice a vita Liliana Segre al Memoriale della Shoah, a Milano, dove come ogni anno è stata ricordata la deportazione degli ebrei dalla Stazione Centrale di Milano del 30 gennaio 1944, 6 febbraio 2022. Credit: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 7 Feb. 2022 alle 13:25

    “Ormai già da due anni e mezzo ho la scorta: perché sono minacciata, ricevo delle parole orribili.”. Sono le parole di Liliana Segre che ieri al Memoriale della Shoah a Milano ha ricordato la deportazione degli ebrei dalla stazione centrale di Milano, 78 anni fa. “Ve ne racconto solo una di un signore che si è firmato e che stranamente ho denunciato”, ha detto la senatrice a vita, una delle 22 persone tornate a casa sulle 605 che il 30 gennaio del 1944 partirono da Milano sul treno che, una settimana dopo, il 6 febbraio, arrivò ad Auschwitz. “Questo signore ha scritto: ‘lei è una maiala e ha una cotenna talmente spessa che neanche Hitler è riuscito a toglierle, speriamo che gliela tolga il Covid’, perché io ero stata vaccinata pubblicamente”.

    “Ho parlato per 30 anni nelle scuole. Ho smesso perché a un certo punto sono andata in pensione, tra virgolette, a 90 anni”, ha detto Segre. “Dovrei essere priva di speranza, dovrei dire allora non è cambiato nulla. Perché se il signore di Tolmezzo ha avuto il coraggio di scrivermi quello, non avendo io fatto nulla altro che aver fatto vedere che mi vaccinavo, allora non ci dovrebbe essere speranza”, ha continuato. “Invece la speranza è qui, è qui c’è stasera sono i ragazzi che hanno suonato e cantato sono loro la speranza. Vorrei averli vicini e abbracciarli uno dopo l’altro”.

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