“Il prof mi ha sempre chiamato ‘signorina’, calpestando i miei diritti”, queste le parole dello studente trans del liceo Cavour di Roma, vittima di discriminazione da parte del suo professore di storia dell’arte: quattro giorni fa il docente gli ha restituito la verifica sbarrando il nome con cui l’aveva firmata, dicendogli: “Sei una donna, non un uomo”.
“Ora vedrete voi che succede col governo di destra…”, avrebbe aggiunto il prof., secondo quanto raccontato dallo studente del Cavour di Roma in un’intervista a Repubblica. Marco (nome di fantasia) è in fase di transizione, e il regolamento sulla carriera alias adottato dalla scuola prevede che chi sta affrontando questo percorso possa utilizzare il nome con il quale si identifica. Ma il docente avrebbe detto di non essere interessato a rispettarlo perché davanti a sé “ha una donna”, a cui non si può riferire in modo diverso.
Ragionamento ribadito anche davanti al vicepreside. “Quando martedì il professore mi ha dato il compito col mio nome sbarrato mi ha detto che non avrei potuto scrivere quello che mi pare, che quella era una verifica”, racconta Marco nell’intervista al quotidiano, confessando di aver pianto durante il colloquio con il vicepreside a causa del trattamento ricevuto. “Io non mi agito mai con gli insegnanti, sono una persona che sta al suo posto. Ma se ricevo una risposta sgradevole, mi alzo e mi faccio sentire. Lì ho avuto una conferma ulteriore: il prof non è stato sbadato a chiamarmi “signorina” anche quando gli chiedevo di non farlo”.
A consolarlo, intanto, la solidarietà dei coetanei e anche le parole pronunciate dal neo ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il quale ha dichiarato che sosterrà “tutte le opportune verifiche che riterranno di mettere in campo il dirigente scolastico e l’Ufficio scolastico regionale per appurare se si sia in presenza di un caso di discriminazione”, di cui è rimasto contento, dichiara. “Ho ricevuto molti messaggi di solidarietà e questo è bello. Sono contento che si stia parlando della mia storia, perché non sono sicuramente l’unico al quale sono capitati episodi simili. Ci sono persone che non possono appellarsi alla carriera alias, mentre io un documento che mi difende ce l’ho”, racconta Marco, che ha intenzione di fare ricorso.
“Anche se ho preso 6,5, il compito proposto dal prof andava bene per il resto della classe, ma non per me, che devo seguire un piano educativo individualizzato. Ho già contattato una persona che fa parte di una commissione apposita. Per quanto riguarda i miei diritti e quelli degli altri, il prof può pensarla come vuole, davvero. Ma c’è un regolamento e va rispettato: io sono Marco, non “signorina”, conclude lo studente. Dopo il caso, la Rete degli studenti medi e il Gay Center hanno chiesto al ministro l’approvazione della carriera alias a livello nazionale, e hanno indetto una grande manifestazione il 18 novembre prossimo.