Nella mattina del 10 aprile Alarm Phone ha lanciato un nuovo allarme: 20 migranti, tra cui donne e bambini, sono in difficoltà a bordo di un barcone che si trova al largo della Libia.
Secondo quanto riferito dal servizio telefonico che raccoglie i messaggi di aiuto inviati dalle imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo, 8 persone presenti sul barcone sono cadute in mare e risultano al momento disperse.
“Alarm Phone ha ricevuto una chiamata stamattina intorno alle 6 da 20 persone, tra cui donne e bambini, in difficoltà a largo delle coste della Libia”, si legge nel tweet del servizio telefonico.
“Hanno riferito che otto persone sono cadute in mare e sono disperse. Il motore non funziona e l’imbarcazione imbarca acqua. Le autorità sono informate”.
Mezz’ora dopo il primo tweet, Alarm Phone ha pubblicato un nuovo tweet in cui chiede l’invio immediato dei soccorritori e sottolinea come ancora una volta non ci siano state risposte dalle autorità libiche.
A raccogliere l’SOS è stata la Ong Sea Watch, che ha inviato l’aereo Moonbird: “Senza mezzi di soccorso in zona – si legge nel tweet dell’ong – le possibilità di un vero salvataggio che si concluda in un porto sicuro sono scarse. Faremo del nostro meglio”.
In serata, però, un nuovo tweet di Alarm Phone informa che la Guardia costiera libica ha intercettato la barca: “Le 20 persone – si legge nella denuncia su Twitter della ong – saranno riportate in una zona di guerra da una milizia finanziata dall’Unione europea. È una vergogna che questo respingimento illegale e disumano avvenga nell’indifferenza generale”.
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha espresso invece soddisfazione: “I famosi 20 che ‘stavano affondando’ sono stati prontamente salvati dalla Guardia costiera libica e riportati a terra. Molto bene!”.
Sempre Alarm Phone nei giorni scorsi aveva segnalato la presenza di un’altra imbarcazione, successivamente soccorsa dalla nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye.
A bordo ci sono 64 migranti, 50 uomini, 12 donne e due bambini: neonata di 11 mesi e un bambino di sei anni di nome Manuel. Sono quasi tutti nigeriani o dell’Africa subsahariana.
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