Querele temerarie: Italia prima in Europa nel 2023
Nel 2023 l’Italia è stata il Paese europeo nel quale si è registrato il maggior numero di querele temerarie, azioni legali promosse per intimidire e silenziare chi esprime critiche su temi di interesse pubblico. Lo rivela uno studio realizzato da “Case”, coalizione contro le Slapp in Europa (dove l’acronimo Slapp, sta per “Strategic Lawsuits Against Public Participation”, ossia azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica).
Il rapporto è stato presentato lo scorso 9 dicembre, in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione, da Amnesty International Italia, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e The Good Lobby.
L’anno scorso in Europa Case ha rilevato 166 querele temerarie e l’Italia è stata il Paese in cui se ne sono contate di più: 26. Al secondo posto la Romania con 15 casi, seguita da Serbia e Turchia, entrambe con 10.
Tra il 2010 e il 2013 sono state registrate complessivamente 1.049 querele temerarie in Europa, di cui il maggior numero in Polonia (135), Malta (91) e Francia (90). L’Italia in questo caso è quarta con 62 Slapp.
Ma sono numeri destinati a salire poiché, come sottolineano gli autori del report, “spesso le informazioni sui casi diventano pubbliche a seguito della pubblicazione di una decisione giudiziaria”.
Tra i casi registrati dal 2010 al 2023, giornalisti e reporter sono al primo posto tra i bersagli di querele temerarie, seguiti da media e attivisti, mentre il maggior numero di Slapp nel 2023 è stato intentato da parte di imprenditori e politici, rispettivamente in oltre il 45% e 35% dei casi.
In occasione della presentazione del rapporto, Case ha lanciato un appello pubblico sul diritto all’informazione dal titolo “Liberi di esprimersi, liberi di informarsi”, che chiede all’Italia di “riformare la legge italiana sulla diffamazione”, recepire al più presto la direttiva europea di contrasto alle azioni legali temerarie” e di adottare “iniziative di formazione, sensibilizzazione e un supporto finanziario e legale per gli imputati”.
“La nostra democrazia risulta ad oggi tristemente in pericolo”, osserva Federico Arghelé, direttore di The Good Lobby: “Giornalisti, attivisti e whistleblower vengono minacciati da un altissimo numero di azioni legali temerarie affinché le loro attività di informazione, protesta e denuncia vengano messe a tacere ed è ancora più drammatico il ricorso a queste forme di abuso legale da politici e figure pubbliche”.
Francesca Loffari, ufficio relazioni istituzionali di Amnesty International Italia, fa notare che “le Slapp violano la libertà di espressione e il diritto alla partecipazione pubblica, bersagliando chi ha a cuore l’interesse comune”. “Un Paese democratico come l’Italia – riflette Loffari – dovrebbe tutelare e non mettere a tacere chi denuncia e chi fa corretta informazione”.
Secondo Sielke Kelner, Advocacy e ricerca, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, “l’uso sistematico di molestie legali per mettere a tacere le voci dissenzienti mina la libertà di espressione generando implicazioni preoccupanti per la democrazia italiana. In quanto guardiani della democrazia, giornalisti e attivisti svolgono un ruolo essenziale nel facilitare il dibattito pubblico, garantendo ai cittadini l’accesso a una pluralità di punti di vista”.
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