Lettera di un lettore di TPI alla redazione:
Ho 16 anni e sono amareggiato dal fatto che, a livello culturale e storico, la vera vittima della guerra in Ucraina sia il giornalismo, quello vero, fatto di fonti e analisi critiche. Ormai non è più ammesso essere pensanti e critici riguardo a decisioni che stanno continuamente alimentando morte e distruzione. Il vero giornalismo d’inchiesta occidentale sembra essersi convertito nella produzione di articoli omologati e basati sulle dichiarazioni propagandistiche di Biden e Zelensky. Le affermazioni del presidente americano sulla visione di un futuro che si prospetta più roseo che mai per l’Occidente, mentre ogni giorno continuano a morire migliaia di persone, è quanto di più falso e disumano possibile.
Guardando i social dei politici occidentali, dove purtroppo viene presa gran parte delle informazioni poi divulgate a noi cittadini che di questa guerra non sapremo mai la verità, si immagina una vittoria (non una pace!) vicina, un futuro migliore. Tutti noi, però, dobbiamo essere consapevoli che non potrà mai essere così.
Siamo davvero sicuri di conoscere la verità più profonda di questa guerra? Potremo mai noi occidentali, che spesso non conosciamo neanche la nostra stessa storia, comprendere ed avvertire i sentimenti d’irredentismo storico-culturale che animano questa guerra? Lo ammetto: sulla guerra in Ucraina provo un certo agnosticismo, derivato dalla consapevolezza che abbiamo una visione “assolutamente” distorta di questo conflitto e che non riusciremo mai a contemplare con gli occhi della mente gli eventi che stanno cambiando il mondo.
La colpa è della propaganda russa, ucraina e occidentale. È molto grave a livello etico e culturale che, come sottolinea TPI, l’Ucraina stia impedendo a diversi giornalisti di fare il proprio lavoro d’inchiesta sul campo. Questa è diventata una guerra ideologica, propagandistica, dove due fazioni assolute offuscano la verità in favore dell’ignoranza e della divisione. Io ringrazio TPI e le altre poche testate giornalistiche che lasciano parlare le persone, come i generali e i veri inviati di guerra, che conoscono le strutture ultime di questo conflitto e sanno discernere la realtà dalla propaganda. Non stupisce che la verità non sia nell’interesse della guerra. Verità significherebbe assunzione di responsabilità, e quindi Pace.
Flavio Maria Coticoni