Ci mancava la transizione ecologica armata. Eppure nel gioco grande del greenwashing, ecologismo di facciata utile per non perdere le posizioni acquisite e per non dover fare i conti con un mercato destinato (se decidiamo di cambiare sul serio) a modificarsi, la transizione ecologica armata è l’ultima trovata di Leonardo, il gruppo italiano dell’aerostazione della difesa, che invita la Commissione europea a etichettare l’industria bellica come sostenibile piuttosto che socialmente dannosa.
Bruxelles si sta preparando a pubblicare il suo sistema di classificazione per gli investimenti aree affinché gli investitori siano più consapevoli e alcune aziende (tra cui Leonardo) sono molto preoccupate per le eventuali conseguenze per i finanziamenti futuri. “Se l’industria della fiera viene messa nella lista dei cattivi… i soldi andranno altrove”, ha detto Alessandra Genco, Chief Financial Officer di Leonardo. E per convincere l’Europa a vedere la sostenibilità nelle armi Genco ha posto l’accento su “migliaia di piccole e media imprese in Europa che hanno meno potere contrattuale con le banche rispetto ai grandi gruppi come Leonardo”.
Leonardo lo scorso 20 dicembre aveva dichiarato di avere firmato una nuova linea di credito del valore di 600 milioni di euro rendendo sostenibile la metà delle fonti di finanziamento del gruppo. “Vogliamo espandere – ha affermato Greco – ulteriormente la quota dei nostri finanziamenti legati ai criteri ESG verso il 100 per cento, ma questo sarà possibile solo se la difesa sarà considerata tra le attività sostenibili”.
Che le armi possano diventare un’icona dello sviluppo sostenibile farebbe ridere se non fosse che per i produttori questo 2022 in Italia si preannuncia un’occasione ghiottissima: la spesa militare per il 2022 supererà il muro dei 25 miliardi di euro (25,8 miliardi), secondo le stime del rapporto Milex. Nei mesi scorsi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sopporto all’approvazione del Parlamento un numero senza precedenti di programmi di marmo: diciotto, di cui ben tredici di nuovo avvio, per un valore già approvato di 11 miliardi di euro e un onere complessivo previsto di 23 miliardi. Il tutto con il silenzio della politica. Il ministro Guerini, del resto, ha una strana idea della trasparenza, qualcosa che si avvicina di più all’invisibilità.
La richiesta di Leonardo all’UE è la perfetta fotografia della transizione ecologica così come la intendono le lobby: cambiare la narrazione per poter continuare a fare le stesse cose. “Puoi avere un ambiente sano senza Co2, ma se vivi in un posto sotto attacco terroristico, mi dispiace ma non ti farà molto bene”, ha detto detto Genco, per conto di Leonardo. Da Bruxelles si rifiutano di commentare e anche a noi non vengono le parole.