Delitto Lecce, Antonio De Marco: “Daniele mi ha sfilato il passamontagna e mi ha riconosciuto”
“Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina (…). Ho incontrato Daniele nel corridoio il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. (…) Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito Daniele ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato (…)”. Questo è l’agghiacciante racconto delle fasi cruciali dell’azione omicida di Antonio De Marco, il 21enne reo confesso dell’uccisione del giovane arbitro Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta la sera del 21 settembre scorso.
“Sono colpevole e ammetto di avere ucciso De Santis Daniele e Manta Eleonora. Sono entrato in casa con le chiavi. Ne avevo una copia che avevo fatto prima di lasciare l’abitazione presa in affitto da novembre fino al lockdown. Poi sono ritornato nell’abitazione a luglio rimanendo fino alla metà di agosto 2020”, ha ribadito il giovane studente di Infermieristica nel corso dell’interrogatorio con il gip Michele Toriello nel carcere di Lecce dove resterà rinchiuso in custodia cautelare.
“Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione..”, si legge nel verbale delle dichiarazioni di Antonio De Marco durante l’interrogatorio da parte dei magistrati della procura della Repubblica di Lecce dopo il suo arresto.
“Non avendo molti amici e per il fatto che trascorro molto tempo in casa da solo mi sono sentito molto triste (…)”, ha aggiunto il 21enne. Poi De Marco racconta la preparazione dell’omicidio: “Per uccidere la coppia (…) ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato ”……..”. Del coltello me ne sono disfatto. Non ricordo quando ho scritto il biglietto, né ricordo cosa intendessi dire con “caccia al tesoro”. Altre volte ho sofferto di momenti di rabbia (…) Ho scritto solo due giorni prima i biglietti”.
“Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea”. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento. Dopo aver compiuto il gesto sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione. La fodera faceva parte del coltello che ho comprato (…) Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonchè della soda”. Così si conclude il verbale che contiene la confessione di Antonio De Marco.