Da lunedì 15 marzo, il Lazio entra in zona rossa. Esattamente come quando fu proclamato il lockdown nazionale, anche ieri sera, dopo la comunicazione dei nuovi colori delle regioni da parte del Cts, è scoppiato il caos. File e supermercati presi letteralmente d’assalto in varie zone della Capitale. Nonostante le nuove disposizioni non prevedano ovviamente la chiusura dei negozi di generi alimentari, in molti negozi si è assistito a scene da panico. I prodotti più ambiti tornano ad essere latte, pasta, farina e lievito di birra.
Come riporta anche Repubblica, carrelli pieni più del solito in tutta la città e la Regione, da Viterbo a Colleferro, da Tor Lupara a largo Agosta, da Laurentino a Casilino a Trionfale e Euroma2, affollamenti che fino a giovedì non c’erano e razzia di farina, lievito, pasta e inscatolati.
“Un anno dopo siamo a denunciare gli stessi assembramenti del primo e duro lockdown – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – che mettono in grave pericolo tutti quei commessi che l’assembramento non lo possono evitare, neanche con il massimo delle restrizioni. I controlli scarseggiano e le nuove varianti del SARSCoV-2 destano enorme preoccupazione e rischiano di far impennare la curva dei contagi”.
“Invitiamo i cittadini a non contribuire all’accaparramento senza senso – prosegue il rappresentante sindacale – queste resse sono incomprensibili perché i negozi alimentari non chiuderanno, e dopo un anno tutti lo avrebbero dovuto imparare. Richiamiamo le istituzioni ad inserire questi lavoratori nel piano vaccinale, fondamentali per la resilienza del Paese ma troppo esposti e poco tutelati”, conclude Iacovone.
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