Costretti ad assumere la ‘droga di Hitler’ per non perdere il posto: turni massacranti a 6 euro l’ora per i lavoratori
Operai bengalesi che si drogano per poter sopportare i turni di lavoro massacranti e non rischiare di perdere il lavoro, e di conseguenza il permesso di soggiorno. A svelarlo è un’inchiesta della Guardia di finanza di Mestre sui cantieri di costruzione delle grandi navi a Porto Marghera, Venezia. La droga in questione, le pastiglie di Yaba, viene definita la “droga di Hitler”, perché durante la Seconda Guerra Mondiale la usavano i soldati del Terzo Reich per sopportare gli orrori e le fatiche della guerra.
Gli operai, in maggioranza bengalesi, ricevono stipendi da fame e vengono sfruttati in maniera massiccia dalle società subappaltatrici di Fincantieri s.p.a.
L’indagine, denominata “Paga globale”, riguarda i reati di sfruttamento della manodopera, corruzione tra privati, dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture false. Oggetto dell’indagine sono 19 imprese del settore della cantieristica navale subaffidatarie di lavori per conto di Fincantieri s.p.a. e 12 dirigenti e funzionari della stessa società, come si legge nel rapporto della Guardia di Finanza.
Migliaia di lavoratori bengalesi, interrogati dalla polizia, hanno ammesso di aver fatto uso della sostanza stupefacente per sopportare la fatica. Lo stipendio degli operai va dai 5 ai 6 euro all’ora e i turni sono a dir poco massacranti. Spesso lavorano anche oltre gli orari pattuiti, senza ricevere straordinari e senza avere diritto a ferie o giorni di malattia.
Che cos’è la “droga di Hitler”
I carabinieri hanno sequestrato numerosissime pastiglie della droga in questione, che crea gravissimi danni al sistema nervoso, provocando ansia e depressione. Oltre a essere definita droga di Hitler, la sostanza stupefacente a base di metanfetamina viene chiamata anche “droga della pazzia”, per i suoi effetti devastanti. La sostanza induce uno stato di iper-eccitazione, e fa sopportare la fatica e la fame, permettendo ai lavoratori sfruttati di resistere nei turni massacranti.
I cittadini bengalesi che lavorano a Porto Marghera, nei cantieri navali, ne fanno largo uso, com’è emerso dalle perquisizioni delle Fiamme Gialle nelle sedi di società subappaltatrici di Fincantieri.
Il Nucleo investigativo di Venezia, in collaborazione con i carabinieri della stazione di Roma Quadraro, ha arrestato un grossista, Loftor Mohammad, un quarantenne bengalese, e sequestrato 31mila pasticche, per un valore di 200mila euro. Loftor, secondo l’inchiesta, sarebbe il fornitore delle pasticche a un connazionale di Mestre, che trafficava le pastiglie agli operai. Il prezzo di ogni pasticca, che può essere rosso chiaro o rosso scuro, con incise le lettere R o WY, varia dai 4 ai 10 euro.
Come funziona il sistema della “paga globale”
Lo sfruttamento dei lavoratori, bengalesi in maggioranza ma anche albanesi, si sarebbe realizzato retribuendo i lavoratori con il sistema della “paga globale”, attraverso cui nelle buste paga venivano certificati i compensi spettanti in base al contratto nazionale, mentre in realtà ai dipendenti veniva corrisposto un importo di gran lunga inferiore, senza il riconoscimento di ferie retribuite e degli altri compensi aggiuntivi. Per garantire la corrispondenza tra gli importi pagati e quelli indicati in busta paga, venivano indicate alcune voci stipendiali fittizie ovvero un numero di ore lavorate inferiore a quelle realmente prestate.
Per consegnare i lavori nei tempi concordati, le società subaffidatarie avrebbero impiegato un maggior numero di dipendenti retribuiti appunto secondo il sistema della “paga globale”, conseguendo così un maggior compenso, parte del quale sarebbe stato dato ai dirigenti di Fincantieri s.p.a., come si legge ancora nel rapporto della Fiamme Gialle.
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