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    “Intervenite sugli alvei o avremo un’alluvione”: le denunce inascoltate dell’ex sindaco di Casamicciola

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 28 Nov. 2022 alle 13:09 Aggiornato il 28 Nov. 2022 alle 13:10

    Il rischio dissesto idrogeologico a Ischia era noto, e già oggetto di diverse segnalazioni, in particolare proprio nella zona di Casamicciola che è diventata protagonista della tragedia ad oggi causa di otto vittime accertate. L’ingegnere Peppino Conte, già sindaco di Casamicciola nei primi anni ’90 e poi funzionario della Regione Campania, aveva provato a mettere in guardia le autorità lo scorso 8 ottobre, con una previsione che ad oggi sembra – tristemente – profetica: “Bisogna intervenire immediatamente su tutti gli alvei di Casamicciola onde evitare di correre il rischio che ci si possa trovare nuovamente di fronte a una situazione simile a quella dell’alluvione del 1910, quando morirono 15 persone”. Denunciava inoltre “i mancati interventi di mitigazione per il pericolo di ostruzioni degli imbocchi dei tratti tombati mediante opere trasversali di trattenuta del materiale di trasporto solido sugli alvei Senigallia, Negroponte, Fasaniello, Pozzillo, La Rita, Cava del Monaco. Interventi già finanziati nel 2010, dopo la morte della piccola Anna De Felice, con un totale di quasi 5 milioni di euro, ma mai realizzati”.

    All’annuncio dell’allerta meteo arancione aveva scritto anche a Regione Campania, Città metropolitana di Napoli e commissario prefettizio, chiedendo lo “stato di grave crisi per la calamità naturale imminente” che avrebbe potuto portare allo sgombero delle abitazioni a rischio. A Repubblica Conte ha precisato: “Questo è il momento del dolore e della rabbia, preferisco non cavalcarlo”. Ma nelle sue denunce c’è la dimostrazione che questa tragedia si poteva evitare: “Gli alvei naturali di Casamicciola Terme, nonostante i fondi stanziati, per l’inerzia della pubblica amministrazione, in un perverso gioco di scaricabarile, non sono stati oggetto di alcun intervento dopo l’alluvione del novembre del 2009, c’è, quindi, l’eventualità concreta di una nuova alluvione nelle stesse zone, per cui si chiede di porre in essere determinate azione di protezione della popolazione, che non può essere il semplice avviso di un’allerta meteo”.

    “Alcune tragedie sono prevedibili”, dice il presidente della sottosezione ischitana del Club Alpino Italiano Giovannangelo De Angelis, che da anni si occupa della messa in sicurezza di quelle zone. “Sono avvilito – dice – gli alvei sono abbandonati a sé stessi da anni, opere di ingegneria naturalistica indispensabili per far defluire l’acqua piovana e invece puntualmente ostruiti da alberi e detriti. E’ venuto meno l’equilibrio della montagna, alla cui manutenzione per secoli hanno provveduto i suoi abitanti, ricevendone un tornaconto, dalla legna da ardere ai frutti”.

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