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    Ippolito (Spallanzani): “Attenzione al Natale, si rischia la terza ondata di Covid. La fase più critica dell’epidemia a febbraio-marzo”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 12 Nov. 2020 alle 08:03

    Covid, Ippolito (Spallanzani): “Attenzione al Natale, si rischia la terza ondata”

    “Dobbiamo fare attenzione, a Natale si rischia la terza ondata di Covid”: lo dichiara il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma nonché membro del Comitato tecnico scientifico Giuseppe Ippolito. Intervistato da Il Messaggero, l’esperto ha parlato dell’epidemia di Covid esortando i cittadini a non commettere gli stessi errori dell’estate, ma anche a non farsi prendere dal panico. Secondo Ippolito, infatti, “uno dei grandi pericoli è il panico”. Il direttore dello Spallanzani sottolinea: “Dobbiamo essere attenti e prudenti, ma non dobbiamo cadere nel panico. La maggior parte dei pazienti giovani con sintomi guarisce da questa malattia. E tra chi finisce in terapia intensiva, secondo uno studio internazionale, la percentuale dei decessi è molto alta solo dopo una certa età, il 71,3 per cento tra 61 e 70 anni, il 77,1 tra 71 e 80, l’84,4 oltre gli ottant’anni. Sgombriamo inoltre il campo da notizie che girano: non sono state rilevate mutazioni del virus tali da farci affermare che ci possono essere conseguenze dal punto di vista diagnostico e terapeutico o che incideranno sull’efficacia del vaccino”.

    Alla domanda su come si sia arrivati a una seconda ondata così tanto aggressiva, Ippolito risponde: “Tutti coloro che hanno esperienza di malattie infettive si aspettavano una seconda ondata. Purtroppo, dopo un’estate caratterizzata dalle criticità di certi comportamenti, è avvenuto ciò che avvenne per la seconda ondata della Spagnola che fu associata a spostamenti e comportamenti. Oggi abbiamo l’esigenza di far arrivare in ospedale solo chi ne ha veramente bisogno. Ma la risposta della medicina di territorio è risultata carente”.

    Quello di Ippolito non è un atto di accusa nei confronti dei medici di base ma più che altro una riflessione sul sistema dei medici di famiglia che, a suo dire, andrebbe fortemente riorganizzato. “Molti pazienti ci raccontano che è impossibile essere visitati dal medico di famiglia e che preferiscono andare in pronto soccorso con la conseguenza di affollamenti e ritardi. Stiamo vivendo la stessa situazione di pressione dell’influenza degli anni passati. Sia chiaro, conosco tanti medici di base che fanno il massimo, ed altri che, come i colleghi ospedalieri, sono più spesso in Tv che in reparto. Però il sistema dei medici di famiglia va profondamente riorganizzato. C’è chi ha 1.500 pazienti e quando può visitarli a casa in un momento come questo in cui i casi di febbre sono tanti? Certi studi sono piccoli e pieni di gente, come si garantisce la sicurezza? Dobbiamo ripensare il sistema della medicina di base”.

    La curva dei contagi, intanto, sembra decelerare, come dichiarato anche dal professor Locatelli. “L’analisi del professor Locatelli è stata perfetta. Ma non è un ‘liberi tutti’. Al contrario, dobbiamo ancora capire se il rallentamento della corsa del contagio sia tale da metterci in sicurezza in tempi rapidi. Ricordiamoci sempre che l’andamento dell’epidemia nelle Regioni viene misurato con 21 indicatori che definiscono l’inserimento in una delle tre fasce. Si vanno a valutare tre ‘pacchetti’ di numeri: la capacità di monitorare, di accertare le infezioni e indagare i contatti, la tenuta sanitaria negli ospedali. Il sistema fa sì che ogni settimana, sulla base dei numeri elaborati dalla cabina di regia, si assegnino le fasce di rischio alle Regioni. Dobbiamo aspettarci dei cambiamenti, è nella logica del meccanismo. Ma per capire se siamo sulla strada giusta, bisogna attendere altre due settimane. Invece per vedere effetti su un allentamento del peso sulle terapie intensive, è necessario aspettare fino all’8 dicembre. In altri Paesi che hanno deciso prima di noi misure di contenimento, una frenata del contagio c’è stata, penso a Francia e Spagna. I numeri sono ancora molto alti, però è un segnale incoraggiante”.

    Il componente del Cts, però, sottolinea l’importanza di continuare a seguire le norme anti-contagio soprattutto con l’arrivo delle feste di Natale e Capodanno. “A Natale e Capodanno dobbiamo mantenere misure di contenimento dell’epidemia, dobbiamo evitare viaggi, feste e grandi riunioni familiari. Si tratta di un sacrificio, ma pensiamo che a Natale 2021 potremo tornare a festeggiare. I benefici di vaccini, anticorpi monoclonali e nuovi farmaci, li vedremo già in primavera. Io però concordo con Fauci: per tornare alla normalità, servirà tutto il 2021″. Il rischio, dunque, è che con il Natale possa arrivare anche la terza ondata di Covid, anche se Ippolito sottolinea come il periodo più critico dell’epidemia possa rivelarsi febbraio-marzo.

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