Incidente di Roma, il gip sull’arresto di Genovese: “Incline a guidare dopo aver bevuto, ma condotta di Gaia e Camilla vietata”
Il gip Bernadette Nicotra ha convalidato l’arresto di Pietro Genovese, il ragazzo di 20 anni – risultato poi positivo ai test di alcol (tasso alcolemico di 1,4 g/l) e droga (cannabis e cocaina) – che nell’incidente avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2019 era alla guida della Renault Koleos che ha ucciso due ragazze di 16 anni a Roma, nei pressi di Ponte Milvio. Per lui, figlio del regista Paolo Genovese, sono scattati così i domiciliari. L’accusa è di duplice omicidio stradale.
Nelle motivazioni della convalida dell’arresto, il gip ha parlato sia del comportamento di Genovese, “incline a guidare dopo aver bevuto”, sia di quello delle giovani Gaia e Camilla, che secondo le indagini hanno tenuto una “condotta vietata e spericolata”. L’autopsia eseguita sul corpo delle due 16enni ha confermato, tra l’altro, che Gaia e Camilla sono state colpite anche da altre macchine oltre che da quella guidata da Genovese.
Il comportamento di Genovese
Il magistrato che si sta occupando della prima fase delle indagini sull’incidente avvenuto a Roma ha escluso, nei confronti di Pietro Genovese, l’aggravante della guida sotto effetto di stupefacenti. Infatti, nonostante il giovane sia risultato positivo ai test, “non si sa se l’assunzione dello stupefacente fosse recente”, visto che le tracce di droga rimangono in circolo anche per diversi giorni.
Per quanto riguarda l’alcol, invece, le prove sono schiaccianti: la polizia municipale, nella relazione di quella notte, ha scritto che il 20enne era “in visibile stato confusionale e alito vinoso”. In più, il referto dell’ospedale non lascia spazio a dubbi. Il gip, inoltre, ha sottolineato come nonostante in passato avesse già subito provvedimenti per violazioni del codice della strada e guida sotto l’effetto di bevande alcoliche, questi “non hanno avuto alcun effetto deterrente”.
Un comportamento, secondo il gip, che “dimostra noncuranza se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti dell’autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole”. Genovese, infatti, aveva perso nel tempo molti punti sulla patente, fino ad arrivare addirittura alla sospensione dell’ottobre scorso.
Il comportamento di Gaia e Camilla e la velocità dell’impatto
Il magistrato si è soffermato poi anche sulla figura di Gaia e Camilla, le due amiche di 16 anni che sono state uccise. Secondo la ricostruzione dell’incidente, hanno attraversato la strada con il semaforo rosso per i pedoni, provando a scavalcare il guard rail in mezzo alla carreggiata senza passare sulle strisce pedonali. Per l’impatto, sono morte sul colpo.
“Le due vittime – ricorda il gip nelle motivazioni dell’arresto di Genovese – hanno tenuto una condotta vietata e incautamente spericolata così concorrendo alla causa del sinistro mortale”. Tuttavia, si legge ancora, “il conducente del suv ha guidato con imprudenza e imperizia”, visto che “un’andatura entro i limiti previsti e adeguata allo stato dei luoghi avrebbe verosimilmente evitato le tragiche conseguenze dell’impatto”.