Incidente Roma, scatta la “guerra delle perizie” per ricostruire l’accaduto
Dopo l’incidente di Corso Francia a Roma, parte ora una guerra a colpi di perizie per ricostruire la dinamica della tragedia che ha portato alla morte delle 16enni Gaia e Camilla.
Uno dei nodi cruciali nella vicenda sarà stabilire con una ricostruzione cinematica se il ventenne Pietro Genovese quella fatidica notte di sabato 21 dicembre fosse oltre i limiti di velocità: proprio su questo si baserà l’accusa di duplice omicidio.
Le perizie dissonanti
Da domani inizierà dunque una “guerra di perizie”, volta a supportare o confutare la tesi della Procura.
Dall’asfalto sul punto dell’impatto e dalle ammaccature sul suv Renault Koleos che ha causato la morte delle sedicenni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, i poliziotti cercano di risalire alla velocità dell’auto di Genovese. Intanto, sia la difesa che l’accusa si preparano a nominare dei consulenti di parte, in vista dell’interrogatorio di garanzia fissato per il prossimo 2 gennaio.
Cesare Piraino, legale della famiglia Romagnoli, ha dichiarato di essersi messo in contatto con un perito esperto “nella ricostruzione scientifica degli eventi complessi e drammatici”.
Gli avvocati della famiglia Von Freymann invece fanno sapere di aver effettuato un sopralluogo nel punto dove le ragazze sono morte, dal quale sarebbero emersi elementi che smentirebbero la presunta imprudenza di Gaia e Camilla.
L’avvocato dei Von Freymann Giulia Bongiorno sarebbe inoltre in contatto con due testimoni che affermano di averle viste attraversare sulle strisce pedonali.
La difesa di Genovese
Genovese intanto si trova ai domiciliari, mentre la Polizia locale si occupa della ricostruzione dell’incidente. Il suo legale, Gianluca Tognozzi, dice che il ventenne è ancora in stato di choc, pertanto non ha ancora deciso se rispondere o meno alle domande del giudice.
Secondo quanto dichiarato dal figlio del regista, le sedicenni sarebbero sbucate dal nulla in mezzo alla strada, di notte e sotto la pioggia.
Genovese sarebbe partito con il semaforo verde, l’auto al suo fianco avrebbe frenato per far passare le ragazze, mentre il ventenne non avrebbe fatto in tempo. Tesi confermata dal migliore amico di Genovese, seduto accanto a lui nel suv. Il giovane ha inoltre aggiunto che, essendo appena partiti allo scattare del verde, non c’era il tempo materiale per superare il limite di velocità.
Diversi altri testimoni, invece, sostengono che Gaia e Camilla abbiano attraversato con il rosso, lontane dalle strisce pedonali, mentre la velocità tenuta da Genovese era sostenuta.
Alla ricerca della verità
Ma la verità fra le due versioni verrà a galla solo dopo le perizie e le ricostruzioni scientifiche dell’incidente. Le indagini si estenderanno inoltre anche all’altro nodo della vicenda, ossia le condizioni in cui Genovese si è messo alla guida.
Il suo tasso alcolemico segnava 1,4, ma sebbene nel suo corpo siano state trovate tracce di stupefacenti, il gip non ha riconosciuto quest’aggravante contestata dalla procura. Secondo il gip, infatti, non è stato possibile risalire con esattezza a quando il giovane ha assunto gli stupefacenti, dunque non si potrebbe provare che fosse sotto il loro effetto quando Gaia e Camilla sono morte.
In questa tragedia, al momento, non ci sono assassini ma solo vittime.